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Nel
libro Natura e poesia Franco Orlandini, in una prosa semplice e lineare,
pone in risalto come i versi più belli dei poeti traggano, quasi sempre,
ispirazione da una osservazione partecipe della natura. I fiori, le farfalle,
gli uccelli, gli alberi, l'alba, le nuvole, i monti, il mare sono evocatori di
impressioni, di emozioni, di incanti tradotti in versi, che di quei momenti
recano la immediata, naturale spontaneità.
Guido Calvacanti, Lorenzo de' Medici, il Poliziano
inserirono la bellezza della donna in uno scenario naturale di riposante
bellezza; le Myricae del Pascoli si ispirarono alla umiltà delle tamerici, il
D'Annunzio in Alcyone citò fiori rari e silvestri, il Panzacchi immaginò che i
fiori non esprimessero solo profumo, ma anche una musica arcana.
Né i poeti rimasero insensibili alle farfalle, fiori
volanti; il Gozzano cantò la farfalla "candida messaggera della natura". Ma esistono pure i fiori della vita e sono i bambini. Umberto Saba fece conoscere la sua bimbetta nei suoi
desideri innocenti. Alfonso Gatto seguì il suo bimbo nelle prime conquiste del
linguaggio, Diego Valeri portò per mano la sua bambina come implume uccellino.
Anche la casa dell'infanzia ispirò ai poeti versi teneri e commoventi.
Betteloni, Marradi, Onofri, Villaroel vi tornarono e sentirono il cuore sommerso
dai ricordi.
Gli uccelli sono essi pure fonte di sentita poesia: che
sarebbe la natura senza il loro svolìo, senza il loro canto festoso? Ungaretti prestò l'orecchio al canto dell'usignolo che
fa sussultare l'animo nei silenzi della notte; S. Francesco, il Santo della
natura, si soffermò a colloquiare con uno stuolo di uccelli.
Anche gli alberi hanno saputo ispirare ai poeti versi
che non si dimenticano: Carducci, Quasimodo, Saba, Pastonchi, Thovez ascoltarono
i loro fruscii, con essi seppero instaurare un colloquio quasi umano.
Bello il ricordo di Orlandini, maestro di prima nomina
nel paesello sperduto: il suo stupore, la sua ricerca di conforto nelle voci
della natura. Ed infine il suo sguardo si posa su una distesa di mare: ora
immobile, ora inquieto, ora malinconico nei caliginosi tramonti dell'estate...
La poesia è, dunque, nelle cose, ma è il poeta che sa coglierla in esse
traducendola in versi che vibrano di sensibilità e di amore.
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Recensione |
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