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Pulviscolari Turgori
Giovanni Tavčar, triestino di nascita, è poeta e scrittore trilingue (italiano,
sloveno, tedesco), autore di romanzi, racconti, biografie, saggi critici e
scritti di carattere musicale e riflessioni religiose. Ha conseguito numerosi
primi premi in concorsi letterari, quali “Omaggio a Sarajevo” San Giovanni in
Persiceto; “Rosario Piccolo” Patti; “Concorso poetico musicale “ Basel; “Alfonso
di Benedetto” Boves; “Calliope” Ovada ecc. Ha pubblicato inoltre raccolte
poetiche con altri autori e sue poesie sono state tradotte in lingue diverse
(sloveno, tedesco, inglese, spagnolo, portoghese, francese, romeno, esperanto).
E’ inserito nei vari Dizionari e Enciclopedie degli autori italiani
contemporanei e sue liriche sono presenti in numerose Antologie poetiche e
riviste letterarie.
L’opera che si va a recensire è un libro di racconti in cui lo scrittore si
dimostra acuto osservatore dell’animo umano, perché nei fatti narrati presenta
tutta una serie di personaggi sapientemente descritti nelle loro reazioni
emotive e comportamentali. Come, per esempio, nel racconto d’apertura della
silloge, in cui il protagonista, Sandro, nonostante sia afflitto da un malessere
fisico, decide di recarsi egualmente a un concerto per assecondare le esigenze
del figlio, studente di violino. Qui è un agire contro voglia che dà sviluppo
alla narrazione; in un altro racconto il protagonista, Lorenzo, è invece spinto
da un senso di gratificazione trasmessogli dal figlio per avere questi raggiunto
il successo in un campo da lui agognato, la musica. In altri casi può essere una
sensazione di disagio, oppure il semplice desiderio di girovagare per luoghi e
ambienti, oppure la visione di un bosco o di un cielo denso di stelle, oppure la
ricorrenza delle festività natalizie a dare l’incipit all’agire di un
personaggio. Un agire fatto di emozioni, ma anche di riflessioni e di
considerazioni, cui i personaggi-protagonisti si abbandonano, in un viaggiare
spesso sul filo del monologo interiore, gioendo oppure soffrendo a seconda delle
situazioni, oppure immergendosi nei mille interrogativi sul significat9o della
vita e sul mistero dell’uomo e dell’universo.
Protagonisti ognuno con le proprie caratteristiche, cui bisogna aggiungere altri
personaggi di diverso tipo, dalla coppia un po’ avanti negli anni a quella più
giovane, dal bambino affetto da handicap a ragazzi e ragazze descritti
nell’esuberanza e nella sensualità della giovinezza, come a volerci presentare
la vita nei suoi molteplici, contraddittori aspetti: il dolore e la gioia, la
bellezza e la bruttezza, la serenità e le angustie. Nella premessa Angelo
Manitta, distinguendo tra racconti che si basano sui fatti e quelli che invece
prediligono le atmosfere, ha definito quella di Giovanni Tavčar un’opera di
atmosfere. Personalmente ne sono più che convinto, per quanto sopra ho sostenuto
e perché spesso il nostro autore lascia che i suoi personaggi cedano
all’immaginazione e inseguano sogni, ritornando – è una mia impressione –quasi
di controvoglia alla realtà. Ne deriva uno stile dai toni pacati, connotato
inoltre da una naturale eleganza e perfezione formale, capace di ben penetrare
nei meandri dell’umano pensiero e di presentare la psicologia dei personaggi:
che ben si adatta, quindi, a quelli che sono, per usare ancora le parole di
Manitta, “racconti interiori delle anime”, per cui anch’io aggiungo il
mio ai tanti lusinghieri apprezzamenti che lo scrittore triestino ha ricevuto
dalla critica.
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Recensione |
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