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Il testo, come dice Enza Conti nella sua bella
introduzione, è uno studio bibliografico dei musicisti
siciliani dal 1600 ai nostri giorni e rappresenta “un
importante contributo per la storia culturale della Sicilia, ma
soprattutto uno strumento che consente al lettore di poter scoprire i
tanti musicisti che hanno vissuto per la musica”. Musicisti
spesso destinati a vivere nell’ombra e ad essere dimenticati, se
non fosse per lavori come il presente, spesso difficoltosi
perché si tratta di andare nelle biblioteche alla ricerca di
notizie il più delle volte frammentarie che bisogna, con certosina
pazienza e intelligenza, ricostruire e rielaborare.
Ma procediamo con ordine ed andiamo ad esaminare
il libro, che si presenta suddiviso in due parti.
La prima, scritta da Angelo Manitta, è un lungo saggio, intitolato
“La Sicilia e la Musica”, che ripercorre la storia della
musica siciliana, a cominciare dall’epoca greca, per esaminare
analiticamente, passando per l’età romana, bizantina e
medievale, i secoli che vanno dal ‘400 (con particolare attenzione
alla musica sacra) fino al ‘900.
Di ogni epoca l’autore mette in luce, con
abbondanza di particolari, le caratteristiche più rilevanti e
ciò che di notevole in ciascuna di esse è stato prodotto,
sottolineando soprattutto l’importanza, via via crescente nel corso dei
secoli, della musica siciliana. A partire dalla Magna Grecia, periodo
particolarmente felice per l’invenzione sia di diversi canti,
come quello bucolico, sia di alcuni strumenti
musicali, come il crotalo, il formige e la zampogna, il Manitta, procede in
un excursus storico in cui evidenzia come la Sicilia si sia
distinta nella elaborazione di tutti i tipi di musica, da
quella sacra a quella profana, fino a pervenire al melodramma, facendo
inoltre rilevare il rapporto tra la musica, il teatro e la danza,
ed il fatto che nell’isola siano transitati ed abbiano
rappresentato le loro opere musicisti del calibro di Rossini, Verdi,
Donizetti. Con un sano orgoglio, poi, viene ricordato che in
Sicilia, e precisamente a Catania, è nato Vincenzo Bellini, uno dei
maggiori compositori italiani dell’800. Il tutto con uno stile
elegante e scorrevole, particolarmente accattivante per il lettore.
La seconda parte, più corposa, scritta da
Giovanni Tavčar, un autore di cui ci siamo già occupati in altre
recensioni, contiene uno studio biografico di moltissimi
musicisti siciliani (oltre cento), raggruppati secolo per
secolo, a partire dal ‘500 per giungere ai giorni nostri. Si
tratta di un lavoro condotto, ci preme ripeterlo, con grande
meticolosità e con bello stile, che di ogni autore riporta la vita,
le opere e una ricca bibliografia. Anche in questa parte viene
messo in evidenza il fatto che la musica siciliana non sia rimasta
chiusa nell’angusto mondo del proprio regionalismo, ma
si sia sempre inserita nel vasto contesto musicale
italiano ed europeo, con la rappresentazione di opere dei suoi autori
nei maggiori teatri della penisola ed esteri. Il
lavoro può essere considerato una piccola, ma esauriente
enciclopedia, da utilizzare come materiale di studio e di lavoro, da parte
sia di chi abbia la volontà di conoscere a fondo la
musica siciliana, sia delle scuole, al fine di progettare e
sviluppare unità di apprendimento per gli alunni.
Si tratta, pertanto, di un saggio bello e
interessante, che rende alla musica un omaggio che forse le
mancava. Ed è anche in questo senso che va letta ed
interpretata la fatica, certamente notevole, dell’autore: come un atto
d’amore reso a questa forma d’arte che, come tutte le arti,
è, come diceva Shelling, “organo di conoscenza dell’Assoluto”.
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Recensione |
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