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Esorcismo eretico
Concisa
e illuminante la lettura introduttiva di Franco Manescalchi.
Il testo
e scandito in nove brevi sezioni. Momenti, tutti, dell’aspro percorso di Anna
Maria. Leggere questo testo è penetrarlo; noi diveniamo dolore, annientamento,
eresia, speranza. La sofferenza è una componente del nostro sentire; è ascendere
a un calvario a cui non ci si può sottrarre. Anna Maria cade, si rialza ma non
perde la speranza di un approdo “a quel porto / di sole che sconfina / nell’infinitudine….”.
Il
linguaggio complesso è spesso coniato di termino di non facile comprensione ma
che illustrano la voracità di una lotta impari che la nostra, affronta senza
cedimenti. Profonda divisione tra il corpo “disfatto e distratto”e la “vogliosa
volontà / di resistere e insistere a vivere”. Si perché la vita anche se vissuta
in condizioni di bisogno e annientamento, è connaturata in noi. A qualunque
costo vogliamo resistere a vivere di questo dono anche se doloroso. La poetessa
parla del fuoco di dolore che l’avvolge. Un fuoco foriero di morte ma anche di
vita. Il suo spirito libero che anela alla luce e alle “infinitudini” è bloccato
“ai miei freddi piombi domiciliari, ma brama il sole come offerta di
misericordia. Lei si ascolta; è pervasa da una agonia insaziabile; il suo è un
respiro si “pesce allamato” –neologismo- non di facile percezione ma
coinvolgente perché delinea il suo status, Lei vive immersa in una natura che ai
suoi occhi è avvolta da fuochi fatui, da persone che banchettano in festa. Tutto
questo, a lei precluso, è vano. Vede il pianeta invaso da vespe che, col
pungiglione, infilzano le vittime. Aspetti di una guerra simbolica ma non meno
cruenta nell’istante in cui la baionetta del soldato infilza il nemico. Ancora,
descrizioni di una natura amata che lei soltanto intravede e immagina nel
rimpianto del tempo andato “a chiuder lo spettacolo / un autunno di foglie
/ che fragilate indorano / danzando nel vento”.
La
parte, a mio avviso, più forte del testo è – La recherche de dieu perdu-. “Chi
sei Dio? / Sei pietra levigata dal nostro vano negarti….”
Angoscia, ma soprattutto rabbia, l’impotenza, provocano la bestemmia; e, il
pregare – inacidito – non
assolve e non condanna. Ma Anna Maria disperatamente questo Dio non Dio lo
cerca. Prega; ma non vede soluzioni: impreca nel tentativo di sentirne la
presenza. Una presenza che assomma cielo, terra, acqua, inferno. La nostra vita
e pesante. Sulla nostra schiena il basto. Dio presente nella speranza; Dio
incerto nell’assenza di risposte. La vita di Anna Maria e una –
Via
crucis – che però lei vuole aprirsi verso un pertugio di luce. Tutto è difficile;
cerca l’ago attraverso il quale passare. Ma, c’è una soluzione?. Rimane
l’enigma. Anna, piegata nel fisico, mantiene la forza nello spirito e cavalca le
ore come puledra che non si doma. Il desiderio prevarica la speranza. Cosa non
può esserci sottratto? Il tempo che “ci perviene in prestito / senza scelta / e
con obbligo del saldo / senza sconti / in una sola rata / la vita….”
I
pensieri non l’abbandonano anche se “ormai soltanto schegge d’antiche stelle
/
che a terra non brillano / e non illuminano più”. C’è una speranza ancora?. Il
sole che si è risvegliato, illeso. E il sole è il volto di Dio. L’eresia di Anna
Maria e professione profonda di fede. Si sente al limitare dell’esistenza ma
vuole gustare ogni istante; succhiarlo come un cono gelato. La sua anima è
trepida di calore. Lei aspetta ma vuole fortemente la vita.
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Recensione |
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