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Passi perduti. Alla ricerca dell’ antica viabilità nei Nebrodi: la via
Valeria-Pompeia
Quei ponti vecchi di secoli
“Il tentativo di ricostruire
l’antica viabilità nei Nebrodi, nella parte costiera, non è certamente agevole,
sia perché esigue e molto spesso contraddittorie sono le notizie recuperabili
dalle fonti storiche e letterarie, sia perché nel corso dei secoli anche le
tracce visibili, in massima parte, sono andate distrutte e cancellate.
L’opportunità, a distanza di millenni, di una ricostruzione, ma anche di una
ricognizione dove possibile, dell’antica via Valeria-Pompeia, che lungo la costa
settentrionale della Sicilia, dipartendosi da Messana, giungeva fino a
Lilibeo, è lo scopo di uno studio di Michele Manfredi-Gigliotti, avvocato e
vivace cultore di storia locale che vive a Sant’Agata Militello.
La via Valeria-Pompeia è da
considerarsi come l’ideale continuazione, al di qua del Fretum Siculum,
della via Popilia che, dipartendosi da Capua, giungeva sino a Reggio Calabria e
rappresentò, certamente, la più importante delle vie di comunicazione nella
regione dei Nebrodi.
«Ricercando le tracce di questa
antica via, mi sono accorto – afferma Michele Manfredi-Gigliotti – che
pochissimi sono i cosiddetti punti fiduciari, ossia i punti certi di
passaggio dell’arteria viaria, mentre tracce della via vera e propria sono del
tutto inesistenti».
I punti obbligati sono
costituiti, esclusivamente, dai ponti ancora esistenti nei fiumi e torrenti dei
Nebrodi. Nella zona compresa tra Torrenova e Tusa, esistono tracce molto
significative della presenza e del modo in cui questa importante arteria si
sviluppava. Alcune di queste risultano inglobate nell’attuale tracciato della
S.S. 113: nella località che si chiama ancora «Ponte romano», nel comune di Torrenova, è possibile, per esempio, vedere inglobato nella struttura di un
ponte moderno, quella che doveva essere la prima arcata del ponte sul torrente
Platanà. Stessa sorte ha subito, proseguendo per qualche chilometro lungo la
statale 113, sempre in territorio del comune di Torrenova, il ponte sul torrente
Rosmarino (l’antico Kidas). Sulla riva destra del torrente medesimo e,
precisamente, sull’attaccatura est del ponte, saldamente ancorata ad uno scoglio
di roccia, secondo la tecnica di costruzione dei genieri romani, è appena
visibile una vecchia struttura muraria (opus reticulatum) contenente una piccola
nicchia. Una volta individuato, appare evidente come esso non abbia più
alcuna funzione di sostegno, ma sia stato semplicemente dimenticato
quando fu rifatto il ponte sul torrente
Rosmarino.
Molto più visibili e imponenti sono i due ponti
esistenti nella località «Ponte vecchio» di Marina di Caronia e nella località
«Santa Maria delle Palate» nel comune di Tusa.
Il primo, un ponte a tre archi (quello centrale
oggi è crollato) descritto anche dal Villabianca («Ponti della Sicilia»,
1791), consentiva l’attraversamento del fiume Caronia; il secondo, anche questo
a schiena d’asino, ancora bel conservato, ha due arcate: una centrale
molto ampia situata a ovest verso il sito di Halaesa, l’altra più piccola
orientata verso est.
«Il linea di massima – sostiene Michele
Manfredi-Gigliotti – si può affermare, con giudizio fortemente probabile, che il
tracciato della via Valeria-Pompeia è quello stesso, grosso modo, che oggi segue
la S.S. 113 Settentrionale Sicula, che ha inglobato la vecchia via romana».
Certamente vi è coincidenza tra i due tracciati
nel tratto di Capo d’Orlando (l’antica Agatirno), quanto meno nel punto ove è
venuta alla luce una villa romana in località San Gregorio e cioè proprio ai
margini della statale predetta.
Lo stato di precarietà in cui questi ponti si
trovano renderebbe necessari urgenti interventi di recupero e di restauro. Non
comprensibile è poi il fatto che nessuna segnaletica o indicazione esista di
questi monumenti: ma forse è proprio questa condizione di dimenticanza
che ne ha consentito, fino ad oggi, la loro conservazione”.
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Recensione |
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