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L’eredità della scienza.

Ci troviamo di fronte ad una nuova forma letteraria, un’inconsueta poesia frammista di scienza polivalente. Diceva Isaac Newton (1642-1727), fisico, astronomo e matematico inglese, famoso per aver formulato le teorie sulla gravitazione a seguito della semplice caduta di una mela: «Non so che immagine abbia di me il mondo, ma io mi vedo come un bambino che gioca sulla riva del mare, e di tanto in tanto si diverte a scoprire un ciottolo più levigato o una conchiglia più bella del consueto, mentre davanti mi si stende, inesplorato, l’immenso oceano della verità.»

Il percorso poetico tracciato da Marco Baiotto è stato inequivocabilmente ereditato dalla scienza, influenzato fortemente da essa a testimonianza degli studi da lui compiuti e delle sue svariate passioni, tra cui la filosofia e tutto ciò che riguarda l’informatica, la comunicazione virtuale, in sostanza la tecnologia di oggi. Lui si occupa di responsabilità dei sistemi informativi propri della Microsoft ed infrastruttura per conto di aziende metalmeccaniche del Nord-Est Italia ed è nato in Provincia di Torino, a Chieri. La scienza si sa è esplorazione, profondità, grandezza, dubbio, visibilità ed invisibilità, dominio, speculazione, precisione, esperimenti ed altro ancora, e solitudine. Quest’ultima è una condizione che purtroppo accade, può accadere allo scienziato quando elabora chiuso nel suo mondo per cercare di capire di più, per arrivare a delle soluzioni. Così successe a Newton, a Cartesio, a Galilei e ad altri ancora. Nei secoli c’è stato il connubio tra scienza e filosofia allorquando la scienza non era soltanto meccanicismo, bensì si doveva spiegare con la letteratura lo sviluppo graduale di una disciplina scientifica, per esempio, di un fenomeno naturale, come i risultati conseguiti dal naturalista Charles Darwin (1809-1882), autore della celebre teoria del darwinismo che entrò negli orientamenti filosofici e scientifici consolidatisi dopo di lui.

Marco Baiotto, conoscitore dei sistemi di ogni genere, esperto della spiccata terminologia scientifica, di situazioni informatiche e matematiche, di un mondo sconfinato di cui resta ancora da scoprire e di cui si ‘nutre’ quotidianamente, col suo impegno professionale è arrivato a creare uno stile letterario tutto suo, a concepire un’altra poesia improntata sul “Pendolo immoto al centro di asettici / aerei volumi compressi da falangi franchiste / resuscitate, pareti. / Latente vita vive in criogeniche pupille entro l’antro da gusci metalloidi / fossile in me la stanza, vedo.” (pag. 17).

Che avviene in questo genere di modernissima poesia? Accade che i sentimenti, le emozioni, tutto ciò che faceva parte della sensibilità poetica tradizionale qui è diventato repertorio scientifico, il sogno è divenuto esperimento, tecnica, visione oggettiva di uno spazio dettagliatamente formattato, deframmentato, studiato, aperto come un ipotetico sistema di “Windows 2984. (…) Bill dei Cancelli / spalanca le finestre di un nuovo comando / formattazione selettiva di hard disk cerebrali / cancellazione guidata del dolore / ribellione alle catene della memoria / ribellione al Sistema Operativo. / Mai più mortificazione / prima della morte. / c:\format c: (cervello) /sel (selettivo) / Esecuzione comando riuscita” (pag. 21).

Questa poesia è stata dedicata allo scrittore inglese George Orwell (1903-1950), autore della famosa favola satirica dal titolo La fattoria degli animali. Quindi, per comprendere appieno il significato della lirica di Baiotto, bisogna rifarsi al contenuto della favola di Orwell, dove era avvenuta una ribellione da parte di tutti gli animali a cui seguì la cacciata dell’uomo dalla fattoria e all’istituzione di pace ed equità per tutti. Questo in apparenza, perché subentrarono a poco a poco l’egoismo e la tirannia anche da parte degli stessi animali che avevano desiderato la giustizia. E così poi ci fu la riappacificazione tra uomo e animali, nel senso che la fattoria ebbe di nuovo i costumi e i vizi di prima. Nella poesia sunnominata, addirittura lo stesso fondatore della Microsoft, Bill Gates, è stato immaginato quale il nuovo guardiano delle porte del Paradiso. C’è stato bisogno in questa particolare silloge, di inserire pagine di note che si riferiscono ai vocaboli non chiari, ai concetti usati, alla terminologia straniera, i quali compaiono tra un verso e l’altro e che l’autore ha capito di doverli spiegare in qualche modo a noi, che per la prima volta ci siamo avvicinati a questo ‘rivoluzionario’ sistema di fare poesia. In effetti, non è tanto importante capire il senso scientifico ivi contenuto, quanto la musicalità matematica di cui sono pervasi i versi composti da Marco Baiotto. Sì, perché ovunque c’è musica anche se non proprio quella classica, fin troppo melodica; comunque c’è musica che riguarda “(…) la storia dell’Umanità Nuova / così come oggi la conosciamo.” (pag. 33). Qualche rimembranza poetica del passato continua ad esserci, è vero, soltanto che adesso viene esposto tutto alla maniera informatichese, selettivamente, talché l’autore prima di essere poeta è un uomo avveniristico, che ama e promuove lo studio scientifico del futuro, per cui la sua filosofia.

Recensione
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