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La scomparsa della poetessa
Versi e libri d'autore nel mondo di Lenisa

Giovanni Amodio
"Puglia", 16 ottobre 2009

Cancer, l'amante infedele approda sempre alla meta e falcia la vita come nel Settimo sigillo di Ingmar Bergman, anche di chi lo aveva immortalato con i versi pių tragici, ma autentici, chi vantando certamente il primato di massima poetessa italiana, aveva innalzato il male assoluto a eccellenza di poesia, di esperienza umana di altissimo profilo.

Maria Grazia Lenisa non č pių tra noi, suoi "alunni" ammirati, quanto i suoi figli che si identificano anche nel cognome, noi che leggendo i suoi stupendi versi vincevamo tanti "Terni", per quante erano le sillogi di cui ci gratificava e per quante volte inviavamo la corrispondenza, in quel di Ternė, sicuri che Maria Grazia con la sua caratteristica calligrafia ci avrebbe risposto con la consueta amicizia, illuminandoci ogni volta con le proprie sintetiche comunicazioni sempre mirate e ammirate. Che Maria Grazia Lenisa fosse tra le pių grandi poetesse italiane, nell'ambiente era risaputo, per affermazione di Giorgio Bárberi Squarotti, prima che per mia convinzione e la lettura e lo studio dei suoi testi, ha riverberato il piacere della poesia eccelsa e del pathos come passione, attinto anche dei suoi libri dedicati all'Eros, vedi quel capolavoro, insieme ad altri, di Arianna in Parnaso.

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