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Veniero Scarselli con quest'ultima sua opera continua a mostrarci una magistrale capacità creativa nel mondo della poesia epico-fantastica e, proseguendo con la sua poetica della conoscenza del mistero, infrange tutte le barriere del razionale. "Correvo per i mari | di terra in terra con la vela solitaria | per sfuggire all'ossessione che inseguiva | le mie notti, per avere una risposta | dai silenzi dei cieli stellati | e dai vasti orizzonti marini". Il mondo in cui si avventura come un moderno Ulisse questa volta non è il luogo pieno di orrori di un ospedale come nel "Palazzo del grande Tritacarne"; né i meccanismi metafisici del grande Orologio che lasciano intravedere Dio, come in "Straordinario accaduto a un ordinario collezionista di orologi"; né il travaglio di meditazione di "Eretiche grida"; ma è il relitto di una nave semi-inabissata da tempo per una tempesta, che egli incontra ed esplora come un abile subacqueo attraverso peripezie avventurose e intrigate: "Varcai così la soglia d'una chiesa | da tempo sconsacrata, brutalmente | uccisa un giorno dai lampi e dalle grida | di una cieca guerra sovrumana". Alla fine s'mbatte nell'amletico teschio del Capitano, che volle morire con la sua nave e che ora gli chiede di liberargli l'anima rimasta per punizione tutto il tempo impigliata nel corpo, recitandogli il Libro dei Morti. Il Poeta, assolvendo il suo compito e ossessionato dal mistero della morte, spera anche che in quelle orbite spente sia rimasta ancora incisa una sorta di "fotografia di ciò che vide | della vita oltre la morte"; e infatti, scrutando nella pupilla del morto miracolosamente risorta nelle occhiaie, cade in "un'estasi indicibile" e riesce ad avere per un attimo la visione pacificante di un Aldilà più umano. L'amore del Poeta per il genere epico, come nelle altre sue opere, ce lo mostra veramente padrone della materia, che descrive con grande capacità espressiva, qui tutto rivolto a conoscere il misterioso destino della vita oltre la morte. Eccolo allora, moderno Ulisse, navigare lungo la rotta della conoscenza in uno spietato realismo fantastico fra gli oscuri meandri del ventre della nave che egli, dopo avere oltrepassato le colonne d'Ercole del Mistero, riuscirà a disincagliare e a pilotare, insieme all'anima del vecchio Capitano, verso la Luce e la Salvezza.

La lettura dell'opera colpisce il cuore e la mente; ci permette di varcare le soglie di una poesia nuova, o tanto meno rinnovata nel genere, stile, e contenuto; una poesia che non s'era più letta dal tempo dell'epica medievale e di quella di un Boiardo, di un Ariosto, di un Cervantes. Veniero Scarselli ci fa ritornare a gustare il piacere della lettura di una poesia poematica di cui s'era perso il ricordo. L'orror e il mistero della vita sono trasposti in favola fantastica, e la crudezza del racconto è mitigata da un lirismo dolce e suadente. Non possiamo inoltre non riconoscere che l'anima della cultura toscana, e in special modo quella dantesca, si insinua nella mente e nella fantasia del fiorentino Scarselli: "Ma dopo aver varcato quella soglia | ebbi in cuore comunque la certezza | d'esser lo strumento terreno | di un'arcana missione ultraterrena"; e alla fine del poemetto: "Mi ritrovai su di una piccola scialuppa | con una vela leggera di fortuna | a contemplare senza più timore | quelle stelle benevole indicanti | la buona rotta alla mia nuova vita" (cfr. Dante: "e tornai a riveder "le stelle).

Scarselli attinge elementi poetici dal mondo e dai fatti contemporanei, ma li rigenera nel contenuto e nella forma stilistico-espressiva trasponendoli in un genere epico molto più libero e sciolto rispetto ai canoni classici. Con lui l'epica si è fatta favola dell'immaginario, ma la sua poesia affonda le radici nel metafisico dell'esistenza e storicizza le problematiche del pensiero psicofisico e allegorico dell'uomo contemporaneo; la sua peculiarità sta proprio nell'unicum di un genere letterario nuovo e singolare. Ci auguriamo che il Poeta continui nel suo genere epico-immaginario nuovo, portando avanti il suo compito di intelligente indagatore dei problemi "degli ignari popoli della terra" sottoposti "alle umili fatiche quotidiane"; che continui a illuminarci sul mistero esistenziale e a farci con la sua bella e fantastica favola godere i giorni della vita, lontani dallo stress delle vicissitudini quotidiane. Con il Poeta Veniero Scarselli abbiamo riscoperto il valore della fantasia e il suo potere di far dimenticare gli squilibri del tecnicismo incontrollato dei nostri giorni.

Recensione
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