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Un gruppo di donne si incontra in un Castello a picco sul mare per festeggiare un ipotetico otto marzo tra interventi, dispute, amori e dissapori. Un romanzo profondo e misterioso, scritto da un collettivo di quindici autrici.” Una presentazione, nella quarta di copertina, che aumenta la curiosità iniziale del titolo: Malta Femmina; un libro che narra una storia singolare e surreale, nata dal contributo di quindici donne diverse tra loro come cultura, abitudini, stili di scritture e provenienti da ogni parte della penisola.

La copertina: rossa come la Sala Rossa del Castello sede del convegno, una mano che sorregge un calice, la figura inquietante di una Dama Nera di fronte al quadro che ritrae un occhio solo e sbarrato; a questa serie di elementi va aggiunta la voce misteriosa che guida, conduce e scandisce il tempo di questo incontro. Poi il mare, in un certo senso anche lui uno specchio, e il vento che accompagna e abbandona, entra ed esce dal castello violento o lieve, giocando o accarezzando.

Situato all’interno di un borgo antico, il castello si colloca nella storia fin dalla prima pagina; l’ingresso di ogni personaggio è accompagnato dal proprio vissuto, insieme al ruolo che riveste nell’ incontro: relatrice o uditrice. E’ inevitabile che ogni donna parli di sé nel suo essere e nel suo apparire. Coloro che raccontano della professione svolta, forniscono, in certi casi, una fonte di conoscenza e di documentazione; parlano infatti Raffaella Fabbri esperta di computer e di banche dati; Laura Marosi che si occupa da anni di scrittura delle donne, in particolare quella cosiddetta scrittura sommersa come lo possono essere i diari o gli epistolari, ecc.; la ricercatrice Michela Moggi; dal pubblico si alzano le voci di Serena, quella disperata di Piera e quella di Emilia, appaiono la figura un po’ boriosa di Camilla de Matis, e della pittrice che, attraverso dialoghi e giochi amoroso, parla di tecniche di pitture e di interpretazione della stessa da parte di un artista. Sono solamente alcuni nomi, ma la sfilata di donne, con le loro testimonianze che sono a volte proteste, è lunga e si chiamano ancora Magda, Roberta, Irene, Martina, Silvia…

Molto interessante l’approccio il loro approccio con la Sala degli Specchi e le conseguenti considerazioni, impressioni, sensazioni. Immagini cha si rifrangono, si ripetono, rimbalzano da varie angolature; sono diverse in ogni specchio a sua volta diverso in ogni cornice. Immagini che fanno riflettere sul vedere, sui modi di vedere, di vedersi, di come ci vedono gli altri, in quale cornice ci collochiamo o ci collocano o vorremmo essere collocati. Questo porta a scavarsi dentro, a guardare nei labirinti nascosti e dimenticati delle nostre menti, a portare a galla lati oscuri non sempre edificanti. Un continuo apparire e sparire.

Anche il momento del buffet è visto modi differenti: donne che parlano, che si abbuffano, a qualcuna viene ha voglia di scappare, un’altra ha il rifiuto per il cibo. Un intrecciarsi di opinioni, pensieri e atteggiamenti.

Altro elemento comune è la curiosità verso le donne, e non solo verso la Dama Nera, che hanno abitato nel castello: vita amori, rapporti interpersonali; un raccontare che assume talvolta i toni della poesia.

Una particolare attenzione va alla costruzione dei personaggi: potremmo essere come loro. O come loro potrebbero essere le persone che ci passano accanto ogni giorno e che a malapena vediamo. Tante vite diverse, tanti ambienti e modi di affrontare il quotidiano. Un osservare il proprio corpo, amarlo o odiarlo, un alternarsi di inevitabili malinconie e ironie, di compitezza e rispetto delle regole e di libertà allo stato puro, quella che, se le senti dentro, ti permette di amarti veramente, di sapere soddisfare i tuoi interesse e le tue curiosità. Donne diverse per estrazione sociale, donne separate, con marito e figli, con un compagno a ore o semplicemente sole. Figure di donne che si snodano una ad una con i loro percorso e le scelte esistenziali. E lo fanno proprio in virtù del loro percorso, del loro ambiente, del loro carattere. Hanno dei sentimenti comuni, delle sorprese comuni. Si scrutano a volte cercando di non darlo a vedere, altre apertamente tentando l’approccio con una curiosità amica.

Il convegno, in tutte le sue fasi, sembra avere scatenato un inconscio desiderio, o impeto incontrollato, di guardarsi dentro, di scavare nel proprio io, una specie di follia contagiosa e senso di libertà lontano dagli schemi di una quotidianità non sempre appagante, spesso frustrante.

Si parla anche di uomini ma, pur ascoltandoli volentieri, sono sempre posti in un ruolo secondario, un poco spaesati, desiderosi di piacere, assolutamente piacere.

In questo libro c’è, soprattutto, il mondo delle donne con la loro forza e la loro debolezza che riescono, in qualche occasione, a trasformare ancora in forza.

Oltre alla Dama Nera, ci sono altre due figure inquietanti: la barbona e la zingara e il loro apparire e sparire produce sentimenti contrastanti, confessioni della parte peggiore di sé, quasi una sorta di liberazione per ciò che è stato taciuto tanto a lungo.

Il Castello porta il visitatore oltre i confini del proprio mondo “… si viene catapultati sul confine del tempo. Quella linea che fa da sentinella tra due mondi diversi e sulla quale il viandante perderà l’orientamento.

E’ come un libro all’aperto il Castello, proiettato nel tempo di chi lo sfoglia

Gente che va e viene…

Mille disegni a salvarne le facciate plurisecolari…

Diapositive, ritratti, leggende.

Una grande pagina bianca che ciascuno potrà colorare a modo suo, per infinite volte.”

Un “romanzo corale al femminile” che va letto adagio, magari riletto, non solo perché i personaggi sono tanti e diversi per origini, culture, mestieri, idee e molto altro ancora. E’ necessario penetrare nel loro vissuto, entrare nella loro ottica per comprendere. In questo sta la bellezza e la grande ricchezza di “Malta Femmina”.

E’ certamente una lettura affascinante per quella sorta di mistero che si respira pagina dopo pagina, ma anche per l’ottima qualità della scrittura. Ci sono, in particolare nella descrizione del paesaggio, toni di alto lirismo che accompagnano il lettore nell’osservazione di ciò che, teoricamente, lo circonda. Quindi, un grande merito alle autrici e, ancora di più, ad Anna Maria Fabiano che ha assemblato i testi creando un corpo unico: una piccola comunità riunita in un castello che dà sul mare, in una stanza foderata di rosso, in una sala dove è un abbuffarsi per una tartina, in una sala dove gli specchi tutto trasformano, anche ciò che è immobile.

Un breve profili di ogni autrice, che hanno dato vita ai numerosi personaggi e alle loro storie, consente di conoscerle un po’ più da vicino. Alcune di loro hanno partecipato ad una esperienza precedente collettiva: “Estemporanea”, pubblicata dall’editore genovese Antonello Cassan. Il libro presentato in varie parti d’Italia, con successo di pubblico e di vendite, è risultato vincitore del premio FIDAPA.”

Lo pseudonimo Malta raggruppa le quindici narratrici italiane che si sono cimentate in questa impresa: Elvira Bianchi, Vera Bianchini, Teresa Anna Biccai, Lia Calò, Daniela Cattani Rusich, Maria Gisella Catuogno, Lorella de Bon, Anna Maria Fabiano, Maria Iervolino, Maria Iorillo, Silvia Longo, Marina Minet, Alessandra Palombo, Giorgia Pedrotti, Donatella Righi, Cinzia Tonnato.

Recensione
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