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Libro complesso, composito, arduo da penetrare: “Tra carne | Corpo e carne |
Parola” scrive i prefazione Mariella Bettarini per questo libro di Gian Piero Stefanoni:
In suo corpo vivo.
La poesia di Stefanoni vibra “in suo corpo vivo” per tutte quelle
impreviste novità di cambiamento del linguaggio, di strutture, di “assemblaggio
forte”e per tutta la complessità esistenziale e di assoluta originalità della
scrittura. Di Gian Piero Stefanoni si conosce già tanto da quando esordì con Il
mezzogiorno (Ed. Il Salice, Potenza 1990) e infine Itifallici del 1994 (Ed.
L’autore Libri Firenze).
Ora questi testi recenti e assai nuovi rispetto ai
precedenti del poeta, arrivano ad alta maturazione per il tipo discreto del loro
scorrere senza retorica e per l’aggrovigliata soluzione stilistica del
linguaggio ora materico, ora sinuoso, ora introspettivo come in una tela di Capogrossi, Van Gogh, Burri o Braque: “Arance gonfiano il caldo.
| Tu disponiti
su più lati | e mostrami il tuo amore cubista. | Intreccio di mani erranti”
(Prospettive, a pag. 39) ma poi questo non basta se a pag. 25, scheggiando le
parole, il poeta ha scritto: “Nel punto | il patto | l’acquisizione
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l’ispezione| di | transito | prima | del | tormento | poi | tolleranza | dell’incerto
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che | è | ciò | che | resta”. “Prefigurazioni” e la sezione “Meditando Sereni”,
a nostro avviso, completano ancora meglio tutta la ricerca di Stefanoni da poter
dire che la sua poesia ha raggiunto ormai una vera tensione all’elevazione della
significazione intrise dell’universale pathos esistenziale “in suo corpo vivo”:
“Appare e dispare alla riuscita | il deposito di forma e senso, la
partecipe bellezza dell’evento. | Un’ umanità più muta in capo | sopravanza:
grazia di cara | quiete, ora per sé mondo. | Mite permane, come parola data”.
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Recensione |
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