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L'Eratoterapia di Mosi
In questa stagione cosi dolce e mite, questa piccola raccolta di poesie di Roberto Mosi può essere una perfetta compagna di viaggio. Si tratta di un percorso breve ma intenso e molto vario; la leggerezza del tono oscilla tra il gioco e la solennità, con una fiamma limpida e sempre accesa. Il titolo, Eratoterapia, si ispira al nome della Musa della poesia amorosa e la chiave di lettura di tutta la raccolta sono a mio avviso proprio i versi di "Terapia":
"Nella notte mi sveglio Grazie alla sua buona Musa, che pure richiede "un conto da saldare", Mosi si libera dalle angosce dell'insonnia notturna attraverso la luce dei versi e dentro questa luce appare, a più riprese, Firenze, con varie modalità: talora in contrappunto con Neruda
"E quando in Palazzo
Vecchio, talora con il canto patriottico, come nella poesia intitolata "Il sentiero Garibaldi":
"Va fuori d'Italia, Oppure Firenze si mostra nella conta affannata di una bambina:
"Conta le persone in fila O ancora sono le nuove presenze nella città che entrano nella poesia:
"Amin, in fila dietro di me,
compila Anche l'ironia percorre sottile la raccolta di Mosi, a cominciare dalla prima poesia, dove la nipote dice che il nonno fa il lavoro di poeta:
"Avrà pazienza, la poesia, e anche in Messaggi d'amore:
"La rete mi vuole bene Incontriamo poi, sempre espresso con limpida semplicità, il dolore della solitudine politica di tutta una generazione:
" Avanzo nel buffo della solitudine." è il richiamo alla storia dell'uomo, che coincide con quella purtroppo ininterrotta, della schiavitù, cosi nella poesia Populonia:
"tin sepolcro Sono tempi in cui la poesia non ha molti lettori ma la raccolta di Mosi, con la sua leggerezza e il suo armonioso equilibrio potrebbe essere un buon inizio di percorso anche per altre, future esplorazioni. |
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