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Il
poeta, aspirando al talamo dell'universale riconciliazione, attesa profezia
sulla sponda dell'eternità, canta le meraviglie contemplate nel tortuoso
pellegrinaggio della fede, poesie della grazia e della speranza.
Parola vista nelle cose invisibili, pensiero inaudito intriso d'infinito,
dinamica armonia degli eventi forieri di senso e ii perenne evoluzione, ad
immagine delle cose create, i versi si susseguono come in solenne processione
fino a trasfigurarsi nella stessa divina essenza che li ha generati. Misura e
attesa, cronos e kairos, ragione e vita, come ritmata sinfonia di lode all'uomo
nella storia e alla storia nell'uomo, invitano ad una visione superiore della
realtà, percezione riconciliante che antepone la coscienza alla conoscenza, il
dono completo alla razionale comprensione, segreto sigillo della vita e
originale sorgente che chiama alla nascita.
Esperienza che apre gli occhi sul mondo, incandescente energia d'amore, il
respiro sinfonico dell'universo rivela la presenza del tutto in un frammento,
particolare mutevole e peregrino, istante infinito e dimora dell'eterno,
sconfitta della morte e di ogni limite umano, prefigurando quella perfezione cui
ogni creatura è chiamata. E poi silenzio, cosice soave del trascendente,
emblematica descrizione della più alta ambizione, ardito sodalizio tra
inconciliabili sistemi che trova giusto riscatto solo al declinare di ogni umano
sospiro.
Pietra miliare del vindante, in quest'opera dagli arcani riflessi, l'assoluto
assurge alle vette più alte, uno slancio che porta la mente oltre le trame del
tempo e mediante lo Spirito, a mondi nuovi, superiori, ascesi dal carattere
mistico che tra le righe di un aulico componimento, ancora non tema di varcare
la soglia dell'oblio per un risveglio illuminato.
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Recensione |
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