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"Ci incammineremo | insieme | tenendoci per
mano | verso i Campi Elisi. | Solo allora, | quando la vita avra cessato | di
pulsare | nelle nostre vene, | solo allora | cadrà quel
muro possente | d'incomprensione | e resterà nudo, |
innocente, | puro come l'acqua | d'una sorgente | quell' amore che tu
negavi, | ma che serbavi | occulto | nel tuo cuore altero | e generoso. | Solo
allora, nella morte, | la vita. | E noi, vivi per il nostro amore, | cammineremo
nell'Ade, | tra i narcissi | e gli asfodeli in fiore".
Inizia qui il
percorso di Giorgina Busca Gernetti, con la lirica che dà
il titolo alla raccolta: Asfodeli, appunto. Fiori, gli asfodeli, che nella
simbologia classica significano alimenti; e il tributo ai classici è palese, sia
attraverso le citazioni, di cui è ricca la raccolta, sia
la scelta dei moduli espressivi: involucri leggeri che impreziosiscono il
contenuto senza appesantirlo. I temi principali della silloge sono già
presenti nell'ouverture: l'amore, la vita, la morte; un inizio e una fine così
vicini da confondersi, l'una origine dell'altro. L'autrice, con mano ferma, ma
leggera non fa che variegare e arricchire gli elementi essenziali del suo fare
poesia – e della vita stessa – senza per questo ripetersi; proponendo, anzi,
cammin facendo, una frantumazione prismatica del concetto poetico. Meno solenne
dell'inizio, ma intimamente significativa è la conclusione: "... Quella son io,
| che anelo al nulla, | all'infinito, | all'immenso mare | del dolce naufragio".
Alla fine del percorso spirituale, non c'è soluzione né
antidoto per la sofferenza del vivere, solo un dolce, leopardiano abbandono. Il
dualismo vita-morte si ritrova un po' ovunque: "V'è un luogo | sospeso tra la
vita e la morte..."; "La vita e la morte s'incontrano...". Thanatos/Athanatos.
L'avvicendarsi delle stagioni esemplifica, poi, in modo perfetto il ciclo morte/rinascita:
"... L'aria è fiorita di farfalle..."; "... Solo la
cicala assordante | frinisce sul ramo | cantando la gioia, | la vita, | nella
luce accecante | dell'estate"; "... Profumo e colore | l'autunno | per un
sudario | di morte". Garbate sinestesie e appena accennate in un trionfo
evocatore di profumi e colori decisi: "... La brezza tiepida del Sud | fonde
profumi di fiori | bianchi, nuziali... ". La festa dei sensi è specchio di vita,
la solitudine adombra la morte: "... fra la gente | estranea e distratta | la
solitudine | era complice e amica..."; amica di un'anima
che assorbe la dolorosa essenza della vita: "Di dolore | in dolore | affonda
l'anima grave..."; "... Nel passato solo dolore, | dolore anche nel limbo |
prima del nascere funesto". Una vita, però, sempre da
centellinare: "Voglio solo ascoltare | il silenzio, | lo scorrere degli attimi,
| delle ore interminabili, | della vita..." che, a volte, è "... una musica
lenta, | dolce, malinconica..."; ma anche energia pura: "Amo il mare | quando
s'adira | ... e rugge di rabbia violenta". Nella sintesi, come già
nell'analisi, l'unica certezza è l'incertezza; filosofia
che la mano sapiente di Giorgina Busca Gemetti diluisce in limpidi versi: "...
Invano io cerco un segno | che illumini, scopra | la misteriosa ragione | di
questo arido esistere | tragico, assurdo. | Nessun segno, nulla di certo | io
trovo scrutando, | frugando con gli occhi | nel magma informe".
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Recensione |
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