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La Divina Commedia rivisitata da Veniero Scarselli nel 2000. Non sono più situati, gli Inferi, in un'altra vita, ma in efficienti palazzi-ospedali, dotati di altamente specializzate macchine, medici e tecnici, che hanno il compito di razionalizzare, prolungare, categorizzare e classificare l'immancabile umana agonia. Non c'è più il castigo per l'ingiusto, chi nasce è già `ingiusto' e deve, al di là di ogni sua azione, che neppure è considerata, attraversare questo `Palazzo', per arrivare... al nulla. L'autore esita e sembra avanzare riserve su questo 'annichilimento della sopravvivenza': tutto lascia intendere che nulla resti di noi dopo la grande sofferenza, così afferma la parte razionale, all'altra parte, e questa è una delle suggestioni del poema, si avverte la sfida interiore, irrazionale se vogliamo, a Dio: "Se ci sei fatti vedere!" Per assonanza, accomuno l'autore ad un grande del cinema, Luis Bunuel, (ateo o credente nascosto?); i suoi films negavano Dio in maniera talmente appassionata e provocatoria, da, paradossalmente, riproporlo, osservatore fermo e impassibile, ma necessario. Un po' come negare che amiamo la donna che ci ha respinto, sperando che ci ascolti, comprenda la nostra disperazione, e torni da noi. Quest'opera continua ed approfondisce l'iter esistenziale dell'uomo moderno, ed è, e resta una testimonianza poetica e storica di alto valore.

Recensione
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