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Nel
famosissimo saggio Il signor Benneti e la sigmira Brown Virginia Woolf sostiene che egli uomini e le donne scrivono racconti e
romanzi con la tenta/ione di creare un personaggio. un carattere che si è così
imposto su di loro dicendo «Vieni e acchiappami se ci riesci»'. Per chi scrive,
lo studio del carattere è un'occupazione avvincente e l'assegnare il carattere
un'ossessione. La Woolf racconta di essersi trovata nello scompartimento di un
treno di fronte a una donna che parla con un uomo: ascolta alcune battute e
comincia a fantasticare sulla vita di questa donna che lei chiama signora
Brown, le attribuisce una storia, delle relazioni, una casa. Quando la signora
Brown scende dal treno, Virginia Woolf resta con le sue fantasie che non possono
essere sottoposte a una verifica dei fatti. Tutti i romanzi cominciano con una
signora nello... di Cristoforo Colombo... e di Magellano.
L'amicizia è un po' il collante in un romanzo che discute
dell'amore sia come sogno d'amore sia come fine, crollo del sogno: del razzismo
patito da Connie che è mulatta in una società di bianchi e patito anche dall'io
narrante come rifiuto in quanto figlia di un meridionale, "terrone" trapiantato
al nord: dell'arte e della scrittura — per Connie "la scrittura e pur sempre una menzogna anche se ci si basa su fatti
reali, mentre per la voce narrante «l'arte è un trucco, un gioco di prestigio,
illusione e menzogna. Di quelle menzogne, tuttavia, che salvano la vita,
alleggeriscono il dolore, riscattano il quotidiano dal suo squallore e il mondo
dalle brutture che avveelenano l'anima giorno dopo giorno; infine della
libertà quale nodo più difficile da sciogliere.
Il romanzo si :apre con una poesia, una delle canzoni di
Connie Traven, che si intitola Trilogia della libertà le cui parole ritornano
più volte «Oh libertà, libertà. libertà per me | e prima d'essere schiava | che
sia sepolta nella tomba | ritornerò alla casa del mio Signore e sarò
libera...». Connie ricerca la libertà di essere se stessa, donna, mulatta,
passionale e cantante: l'io narrante di essere se stessa, donna, bianca,
ironica e scrittrice. La libertà per l'una passa attraverso il canto e per
l'altra attraverso la scrittura in prosa e in versi. Si tratta quindi di due
donne che lottano per la loro libertà esistenziale, cercando di sciogliere i
lacci dei sensi di colpa, della necessità della cura, dell'amore femminile che
accetta e sopporta tutto senza porre alcun limite.
La vita di queste due donne è raccontata con grande ironia
dall'autrice che vuole smascherate le trappole che la vita matrimoniale, la
realtà lavorativa, i sogni d'amore fanno scattare sui corpi delle donne e in
particolare sul corpo di Connie Traven. L'ironia è l'arma che colpisce dalla parte di Connie la descrizione dei suoi
rapporti con il marito, la suocera e i suoi diversi amori e dalla parte dell'io
narrante il mondo editoriale, le assemblee del Sindacato degli Scrittori e i
giorni di alterna fortuna della scrittura. L'ironia è la chiave con la quale
l'io narrante racconta di come si addomestica faticosamente alla vita, agli alti
e bassi mentre difende i sogni della scrittura, lottando con le parole che sogliono atterrare le sue tante emozioni e fissarle
sulla pagina fragili come farfalle e pubblicando perché soltanto così si può
dare consistenza al sogno letterario.
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Recensione |
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