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I setaioli intrappolati nel “bozzolo dorato”
Nel bozzolo dorato
– romanzo di Laurana Berra che si
presenta domani a Como alla Libreria Ubik di piazza San; Fedele –
ha vinto lo scorso febbraio il primo premio del concorso internazionale di
narrativa «Città d Salò» e, in aprile, ha ottenuto lo stesso riconoscimento al
XV premio letterario internazionale «San Marco - Città di Venezia». Divertente.
Soprattutto divertente. Lo si legge con il sorriso sulle labbra. E senza fatica
anche se i personaggi sono tanti e le vicende, di conseguenza, intricate. Ma
scivolano via tranquille, come se la trama si svolgesse su un piano inclinato
che rende tutto facile e senza ostacoli. Questo romanzo, finito e pubblicato,
fa pensare ad un albero forte e frondoso.
Ma e pur
nato da un seme che la scrittrice ha riscoperto frugando nei lontani
ricordi della sua gioventù, quando a Como frequentava le aule del liceo classico
plasmando, attraverso gli studi umanistici, una sua originale personalità
letteraria. E questo seme, nutrito da una fantasia fervida e da una cultura
profonda, ha dato vita alla saga della famiglia Baragiola proprietaria di
un impresa tessile nella
Brianza, incastonata nel periodo del boom economico, delle
ciminiere fumanti, della nostra città ambasciatrice della seta nel mondo. Un
racconto analitico, che copre un congruo periodo di tempo e che segue le
vicende di un'azienda tipicamente comasca (anche e soprattutto nei caratteri
dei protagonisti): dall'origine con i soliti due telai alla trasformazione in
un'azienda che fa soldi a palate con un'esportazione fiorente, sino al
malinconico tramonto sotto la spinta di amministratori disonesti, figli
immemori e nipoti zuzzurelloni... Un cerchio perfetto che si chiude
incastrando la fine nell'inizio come un gioiello d'alta oreficeria. E in
questo cerchio la storia dei Baragiola palpita, vive e si anima. E non è solo
una storia di soldi (anche se, in quell'ambiente tutto comasco, hanno un peso
notevole) ma è soprattutto storia di persone che si attraggono e si
respingono, si amano e si odiano, in cui fiorisce il puro sentimento materno
ma alligna anche la passione che travolge e rovina. Laurana Berra tutto
questo narra con bonaria nostalgia e anche con superiore distacco ma non con
freddo cinismo. Anzi, ne è spesso coinvolta e le sue pagine sono segnate, qua e là, da annotazioni personali, da
approfondimenti psicologici, da incisi dettati dalla sua cultura, dalla sua
esperienza e dalla sua saggezza. Sono perle sparse dovunque che il lettore
incontra ed apprezza. Un esempio: «Como è una città schiva, scontrosa,
preoccupata di chi suona all'uscio...»: una foto perfetta in tre parole. Spesso
sono sottolineature ironiche: «Adelaide, ragazza piccolina, in apparenza
inoffensiva (...), iscritta all'Azione Cattolica, il che avrebbe dovuto metterlo
in guardia...». Durante la lettura ci si può crogiolare nel divertimento
intellettuale ed essere soddisfatti. Ma non c'è solo questo. Il romanzo ha una
morale che non dice ma che dimostra nel lento dipanare delle vicende. Ci si
accorge che non si può vivere fuori e lontano dai mali del mondo: non ci si può
chiudere in un "bozzolo dorato". La vita è un gioco di società che si conclude
con un dare ed un avere. Come nei bilanci della ditta «Baragiola e figli», i
conti, alla fine, devono tornare. Altrimenti arriva la Finanza (o il Destino,
fate voi).
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Recensione |
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