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La poetessa Anna Marinelli, nella sua ultima pubblicazione poetica, intitolata Nevica, genera l'opera attraverso un processo di elaborazione, di accettazione della realtà e, nel transito catarchico verso l'illusione, compie il processo creativo.

L'incontro con il passato rimane vivo, come rimane vivo il ricordo di un amico poeta ormai scomparso; la realtà della morte la turba al punto di essere travolta dall'impeto della creazione poetica. Il suo mondo più recondito e nascosto si muove tra luci ed ombre, colmo di tanta tristezza: "Amore assoluto, dolore non unico, | compagno di silenzi errabondi |  inesplorati | di abisso profondo che ti ha divorato."

La poesia nel suo mondo fantasticato e fantasmatico diventa per lei necessaria perché le consente di tollerare le continue perdite dell'essere umano e, contemporaneamente, di rigenerare sè e di ricercare il ricordo. Ed ecco ritornare la metafora della Madre-Terra che tutto dà e tutto toglie; ci dona qualcosa di straordinario come frutti e fiori, ma ci regola anche itinerari percorribili e impercorribili.

Quando cade la neve tutto si ferma nell'ovattato silenzio, il freddo colpisce i sensi, gela gli odori, nasconde sotto il suo manto ogni cosa, copre sofferenza e dolore, percezioni ed emozioni, desideri e memoria, copre tutto con il suo manto gelido fuorché l'amore e la poesia.

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