| |
Ci è capitato tra le mani
un romanzo cosmico in versi e l'abbiamo letto con stupore, partecipazione, con
piacere, sgomento, quasi timorosi dì sollevare, assieme all'autore, il velo di
Iside.che cela i misteri della vita. Nella Pavana per una madre defunta di
Veniero Scarselli sembra rinnovarsi il furor arduus di Lucrezio, la vertigine
cosmica del suo De Rerum Natura. La tradizione scientifico-filosofica del poema didascalico è
investita da un vento fortemente espressionista, la cui scaturigine è nella
ferita della psiche per la perdita della madre.
Questo dolore personale si dilata senz'annularsi, anzi
esaltandosi, in una prospettiva universale. Il titolo, Pavana per una madre
defunta porta il sottotitolo Appunti per una storia naturale della morte,
generando un anticlimax che va dalla solennità della danza roteante alla
letterarietà del termine"defunta", per finire col linguaggio freddamente
impersonale, quasi burocratico degli "appunti".
Questo anticlimax rivela che sotto il poeta c'è l'uomo della
precisione scientifica, perché Veniero Scarselli ha coltivato, prima della
poesia, la scienza e vive un umanesimo totale, senza contrapposizione tra le
due culture. In questa sua raccolta poetica, che ha la struttura complessa e
compatta del poema, ontogenesi e filogenesi cosmica trovano il punto di incontro
con le categorie della materia madre, del buio femminile. della terra oscura, del ricettacolo materno; categorie già espresse
da divinità nei miti di tutti i popoli. In Scarselli il mitico ha lasciato il
posto all'esistenziale, la strada delle certezze religiose ha lasciato il posto
alla strada leopardiana degli interrogativi del Canto notturno e del
materialismo speculativo della Ginestra.
Rimane un'antica carica sacrale in questo poema così nuovo,
rimane ii primato femminile come radice della vita, con il suo "utero grande
come il mondo". Un utero che è un grande vaso aichemico, che in questa Pavana ha
preso forma.
| |
 |
Recensione |
|