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È un grande e biologico affresco sui perenni interrogativi
della vita e della morte, quello che la poesia di Scarselli offre alla
considerazione del lettore. La vicenda poetica, perché tale è il caso della
presente raccolta, si snoda lungo un incessante interrogatorio su problematiche
esistenziali, occasionate dalla morte della madre dell'autore, in cui i
meccanismi e i cicli biologici, il loro svolgersi, vengono come rischiarati o
oscurati da un alternarsi imprevedibile e misterioso di audaci slanci
spirituali e di terribili scenari nichilistici. Il verso di Scarselli si
struttura potentemente lirico, con accenti ritmici che, specialmente per la
visionarietà panica e cosmica che li accende, si inscrivono in un linguaggio
lucreziano. Un poeta che dopo il lusinghiero riscontro con il romanzo lirico
Isole e Vele, non poteva non riproporsi come novità tale e ampiamente
positiva, sul piano culturale e letterario italiano. ("Fu già grande segno d'amore
| se potemmo venire da
oriente | come re mai | e potemmo umili splendere | anche per poco, fugaci comete"
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Recensione |
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