| |
Veniero
Scarselli nella sua opera Priaposodomomachia (Nuova Compagnia Editrice, 1992) rivela un fare
ironico, mordace fin dal principio, tanto quanto basta a non appesantire una
poesia che si propone temi scottanti ed attuali. E questo, infatti, il nostro
tempo, e da esso non possiamo avere che questi stimoli. Veniero Scarselli li
accoglie e li analizza con lucida coscienza, come volesse trovare un antidoto
esatto da proporre ai suoi compagni di sventura. La «sua anima infelice di
peccatore» non riesce a rimanere «attaccata | alla labile memoria del mondo»,
inteso come un calvario insensato dei secoli e dei giorni. Sulla scia di questo
scenario il poeta discioglie la pellicola delle sue immagini e Niobe bellissima
appare con la sua esuberanza giovanile che cela le brutture della materia che
dovrà senz'altro nascondere «anche un'anima». In queste frasi non a caso scelte ma volute, vedo la chiave di lettura della
silloge poematica di Scarselli, che diventa, com'è naturale, catarsi, ma solo
attraverso un linguaggio realistico suggerito da esperienze e cadute entro un
itinerario tenebroso volutamente creato per potere esclamare alla fine
«finalmente placato | e con ancora un po' di vita, se pur manca, | da vivere
consacrandola a Dio» in seguito ad «un risveglio ad una vita nuova | ove... i
sensi | si facessero spirito impalpabile»... rinnovati «sotto il peso cocente
della croce». La forma scorrevole ostenta uno stile forbito d'artista consumato
che non sa rinunciare all'abbondanza di endecasillabi ben ritmati.
| |
 |
Recensione |
|