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La tecnica fotografica ha bisogno, per essere apprezzata, anche di un supporto essenziale: la sensibilità di un occhio osservatore e attento. L’attimo si traduce in immagine filtrando attraverso l’obiettivo, cavalcando quel riverbero luminoso che la pellicola cattura nell’immobile posa, per poi svelarsi sul supporto cartaceo come un’anima in movimento. Proviamo ora a mutare i soggetti e descrivere l’atto poetico: la tecnica del verso ha necessariamente bisogno di sensibilità e osservazione per elevarsi allo status di poesia e quel momento colto nell’immensità del reale solca le linee del foglio per comporsi. Il poeta, filtro della vita, imprime col linguaggio l’anima di una verità nella sua lirica.

La differenza dei mezzi tecnici è la forza dissuasiva che separa due creatività che altrimenti si potrebbero confondere. Giovanna Fozzer è ben cosciente di questa somiglianza delle arti, è maestra di quella che potremmo definire l’inquadratura poetica. Repertorio d’infinito, pubblicato da Edizioni Polistampa, può essere considerata una raccolta non di liriche ma di ritratti, di scatti della memoria, polaroid dal sottile gusto della reminescenza. Luoghi, persone e ombre vengono impresse su una pellicola poetica che solleva l’immobilità nella pura flessione dell’anima e i suoi interrogativi. “Piuma di falco ondeggi picchiettata | nel cielo di pensieri e fantasie | Piccola curva navighi ad alta quota | ti sorregge filante | il vento leggero | Con braccia invisibili amorose | non vuol lasciarti e ti conduce piano | Nella culla di piuma sta raccolta un’anima”. Nell’esplorare l’attimo la parola amalgama la realtà alla sensazione, lasciando la fotografia integra del suo passaggio ma intrisa di significati d’intima provenienza. Giovanna Fozzer dialoga col mondo e nel descriverlo lascia ch’esso sia parte della sua sensibilità. Un gioco di specchi e riflessi che ci rende lettori incantati davanti alla roccia, all’onda o alla mosca scorgendo dietro ogni descrizione l’aurea forza della poesia. D’un verso asciutto e mai utilizzato incoscientemente, le liriche di questa raccolta affrontano un viaggio, una strada che di appunti ha creato la sua storia e di missive la sua conclusione.

Dal gusto composto e lieve, che li accomuna ad alcune incantevoli poesie di Rabindranath Tagore nel testo “Scintille”, i componimenti di Giovanna Fozzer hanno la peculiarità delle cartoline: se non coniugheremo le parole del retro all’immagine dei luoghi perderemo il senso compiuto del ricordo, la verità che nell’animo trova posto fra l’occhio e la penna.

Recensione
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