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Dopo i pregevoli ed ampi saggi sulle opere di Henry de Montherlant e di Antoine de Saint-Exupéry (cfr. Val. Um., n.ri 124 e 134) ecco l'analisi-cronistoria dedicata allo scrittore Romano Bilenchi (1909-1989). «C'è in questa lettura monografica – sottolinea Domenico Cara nella pregnante prefazione – una specie di sfida alla capacità di resistere dello scrittore e la scelta di un autore per i lettori prossimi e di dopo, senza sollecitazioni pretestuose, ma indubbiamente lontano da ogni infelice idea di farlo restare in archivio».

Romano Bilenchi fu prima collaboratore della rivista "Il Selvaggio", fondata nel 1924 da Mino Maccari, e poi direttore (dal 1948 al 1956) del "Nuovo Corriere" di Firenze. Negli anni 1959-63 diresse la collana di narrativa dell'editore Lerici; ed ottenne per l'attività letteraria nel 1972 il premio Viareggio e nel 1982 il premio dei Lincei. Esigenza di fondo nei suoi romanzi e racconti – dalla Vita di Pisto (1931) ad Amici (1988) – fu la trasposizione dell'esperienza individuale, dominata da drammatici smarrimenti, sul piano morale e storico.

Con profonda competenza Ferdinando Banchini ripercorre l'itinerario umano ed artistico dello scrittore toscano: e ne rileva le fasi di formazione e i conflitti ideologici, i processi creativi e le peculiari qualità dello stile, i rapporti ideali e reali con il mondo politico e l'ossessiva continua ricerca di esiti superiori. L'attento studio analizza inoltre le componenti essenziali della narrativa bilenchiana (dalle affinità con la solida prosa dei mistici senesi medievali, in particolare di santa Caterina, alle vaste analogie con il crudo realismo di Joyce e di Kafka) e le molteplici istanze e tensioni.

«Ciò che in lui fa riflettere – afferma a ragione il sagace e sensibile Banchini – è anzitutto la fedeltà ininterrotta per l'intero arco d'una lunga esistenza al suo mondo e alla sua poetica, così coerenti e conclusi ... Attraverso il motivo della provincia e del suo ambiente apparentemente ristretto, e quello dell'adolescenza e delle sue amare e traumatiche rivelazioni e disillusioni, toccando gl'inquieti recessi dell'animo umano, ha rappresentato nella sua opera un dramma più grande, che non ha limiti di età né confini geografici o sociali, che coinvolge il senso stesso da dare alla vita; quella vita che per molti, per troppi, rimane un percorso misterioso e disperato».

Monografia precisa e densa di riflessioni, dunque: e non priva di utili contributi alla storia letteraria del Novecento.

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