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Impegnata,
carica di nuovi fermenti sociali, in un linguaggio polemicamente dichiarato
sostenuto da “un breve mazzo di parole colto dall’usato”, la poesia del Giordano
riprende i temi noti dell’esodo dall’isola, della rabbia impotente, dell’attesa
tradita, della vuota rassegnazione, temi – passaggio obbligato di un’eredità, di
un’appartenenza a una terra e a un tempo storicamente definiti, per scuoterne la
sopravvivenza, le radici alla luce di una nuova coscienza sociale che tenta
fratture col passato e non si sente più disponibile all’atavica rassegnazione. E
il quadro della realtà si allarga: accanto alla presenza del disoccupato
l’angosciante risposta degli uomini nuovi con i drammatici interrogativi del
loro nuovo linguaggio. L’isola non è per Giordano tempo mitico, arcadia, ma
realtà in movimento, dove l’uomo cerca il riconoscimento alla sua umanità.
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Recensione |
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