Se i poeti
fossero veramente anelli di rassegnazione intrecciati non sarebbero più poeti.
Gli strambotti
per viola d’amore oltre l’indovinatissimo titolo cosa rappresentano se non
fiere scaglie di consapevolezza esistenziale che vogliono spezzare le catene,
per riscattare la degenerazione contemporanea?
Questa poesia,
così esemplare per l’essenzialità del taglio e per il lessico che rifiuta le
sdolcinature d’effetto, ben si concilia con la sofferta mediterraneità scandita
dalle stagioni, in bilico fra tragedie d’uomini e riverberi incredibili di
papaveri: una sorta di destino. E la malinconica
solarità dei versi ben s’addice ad altri uomini e terre: una razionale simbiosi
dove ogni nuova luce del giorno è un miracolo che riscatta altri giorni infami:
i più.
Un pregevole
lavoro poetico che, è evidente, tende ad ulteriori positivi traguardi letterari.
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