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E' un poema degno di restare nella memoria storica della poesia di fine-inizio millennio. Perché? Per la bellezza della poesia, evidente alla lettura, e per l'importanza delle tematiche, che cercheremo di esporre dopo aver brevemente illustrato l'Accaduto. Un ligio burocrate delle "Regie Poste" – qui figura dello scienziato-impiegato moderno – ama collezionare orologi: li ripara, sistema,osserva, nel tentativo di arrivare ad una padronanza perfetta unione della fisica con la metafisica del Tempo: "Ecco dunque qual era il vero scopo | valoroso se pur disperato | dell'umile mia vita d'impiegato..." "...Tentare Dio, | catturarlo coi soli strumenti | pur meccanici e caduchi della ragione"...così "... sottomettendo ad un severo controllo | il flusso capriccioso del tempo | ed impedendo a questo di fermarsi | sulla soglia scivolosa della morte..." Una notte l'impiegato ha una visione, anzi La Visiore: La Macchina Universale del Tempo gli si rivela, si fa da lui penetrare fino ai suoi più reconditi, biologici anfratti. Giunto al punto culminante il burocrate scopre la Vita Maschio-Femmina, e quindi viene rispedito nella realtà.

L'autore-uomo moderno è portato a ritenere dai suoi autorevoli studi come tutto tenda ad entropizzare, a "gelare" leopardianamente, senza rimedio. L'armonia è derivazione di leggi, di cellule e ingranaggi neuronali, così come il senso del "Tempo" un semplice scandire biologico della freccia vita-morte. L'Amore è di questo meccanismo la primaria funzione (o finzione) base della legge biologica. All'opposto, l'essere umano avverte il bisogno di un Mondo Superiore; la sola prospettiva meccanicistica leva la forza di continuare a vivere, porta il gelo perenne dello zero assoluto cosmico all'interno del cuore.

Da qui :a "necessità" del Mito, fortemente voluto da un lato e fonte perenne di irriverenze e ironia dall'altro: ecco il "Demiurgo moderno" impiegato delle regie Poste, nella grottesca, kafkiana, riuscitissima trasposizione dell'autore, che, attraverso laser e acceleratori, potenziometri e oscilloscopi, tenta di scoprire l'Ordine Supremo. E' l'uomo del 2000 che tenta di esorcizzare, mettendo in campo l'astrofisica e Eìnstein, l'amico Saturno che divora i suoi figli: "Ma esiste veramente il Tempo?..." "...L'Io non ha spazio né tempo" e allora forse saremmo condannati | ad esistere per sempre nei secoli | con una mente immortale che intristisce | dentro un corpo validissimo. Come si vede e si vedrà leggendo il poema, in Scarselli i fiumi dell'ironia fluiscono sempre nel mare del dolore.

Se dovessi definire la dote, tra le mirabili qualità di contenuto e poetiche (non è un'iperbole, è una costatazione) che meglio caratterizza l'opera di Veniero Scarselli, è la "misura carica di pathos". L'autore è presente solo come uomo universale: non c'è nessun autocompiacimento, nessun narcisismo nelle sue "Sacre Rappresentazioni Profane". Attraverso lui parla il dubbioso grande uomo moderno, che ha smarrito la via, ma non vede – e vorrebbe tanto vederlo – alcun Sole splendere sui delittosi colli di salvezza.

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