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Il disegno di uno scrittore è spesso incomprensibile a prima
vista; i suoi itinerari passano tra il vissuto e l'onirico, tra i desideri e le
paure. La materia prima, le parole, assumono significati diversi,
profondamente diversi, secondo come sono pronunciate: sussurrata o gridata, una
parola significa cose diverse, come pure diversa è l'origine di una frase
collocata in un contesto.
Veniero Scarselli, scrittore segreto per lungo tempo, non
sembra aver paura delle parole: fin dal romanzo lirico «Isole e vele» del 1988 e
poi con il poema Pavana per una madre defunta, 1990, ha dimostrato di
«usarle» con rispetto ma senza ipocrisie. In questo Torbidi amorosi labirinti, poi, lascia che l'Eros
funga da metafora in un lungo e laborioso percorso che tra interno ed esterno
cerca immagini familiari e lontani incubi. Bene è stato detto che rappresenta,
anche, (ma vorrei dire sopratutto) l'anelito dell' Uomo a trascendere le
miserie contingenti per attingere al mitico irraggiungibile. Soltanto, c'è da
aggiungere, che questa irraggiungibilità è fittizia: l'obbiettivo è vicino a
noi, dentro di noi; ci appartiene come il resto, ma abbiamo permesso che ci
fosse nascosto, mascherato dietro logiche assurde e assurde costrizioni.
L'utopia: un ideale che tarda a divenire realtà assumendo il
sapore dolciastro ed amarognolo dell'agognato mai raggiunto; quasi una
nostalgia archetipica che Veniero Scarselli riveste con le parole scabrose del
linguaggio dei sensi, crudo e iperealista per essere maggiormente distante
dalla comprensione primaria.
Occorre andare oltre, occorre misurarsi col pensiero per
conquistare il Graal: e quel letto, quei corpi, quelle sensazioni fisiche che
traboccano, somigliano a riti pagani, a sacrifici ad una divinità lontana che
non si vuole perdere anche se si ricorda con sempre maggiore difficoltà. Un
libro da leggere, quindi, ma solo se si vuole cercare; non ci si deve soffermare
sull'apparenza, pur pregevole, del verso, della strofa, dell'aggettivo ben
tornito o dell'avverbio così puntuale. Non si deve apprezzare la
spregiudicatezza o il coraggio di trasgredire: si deve scavare con pazienza, con volontà, con impegno; si deve essere agli antipodi per
capire il «logos» che si sofferma inquieto su quelle immagini trionfanti.
Allora la lettura ha un senso: altrimenti c'è dell'altro nelle vetrine, più
abbordabile e forse non meno eccitante, ma non è certo di Veniero Scarselli.
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Recensione |
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