La raccolta di versi di Giovanni Di Lena si snoda per temi
ormai noti della condizione estremamente disagiata del profondo sud d'Italia,
nella quale giovani e non precipitano con il loro fardello di problemi
irrisolti.
La sua è una poesia che a volte è urlo, a volte introspezione
dolorosa di chi non riesce a trovar "porte aperte" per esprimere postivamente
una vita appena vissuta che appare già da buttare.
Di Lena accorpa testi che evidentemente risalgono ai primi
anni della sua produzione, che risentono di una certa ingenuità di impianto
poetico, con altri molto validi, incisivi, secchi nella loro determinatezza.
Poi usa la parola fuor di metafora come un grimaldello per
scardinare la logica della rassegnazione, che vuole regnare su un popolo
soverchiato dall'ignavia e dalla omertà:
Quando finiremo di camminare con le spalle ai
muri
. . .
allora chi sa
saremo liberi.
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