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Ho visto in
questo lavoro una possibilità di lettura simbologica o, se si preferisce,
allusiva: Se Morfeo è il sonno (secondo la tradizione), il villaggio è immagine
della vita: una immagine della nostra vita colta nel suo dormiveglia morale e
spirituale, nel suo banale ritmo giornaliero, nella sua consumazione volgare e
oziosa. Per contro la voce di controcanto tra parentesi, la coscienza vigile che
si ridesta e osserva, medita riflette… la coscienza del poeta che si traduce in
parola, esigenza etica non musicale e lirica. Sofferenza dello spirito… non
riposo. Ambedue queste voci possono dirsi corali: un dialogo a due voci, oppure
due semicori a più voci. E’ sintomatico l’uso del “noi” il plurale sul
singolare. Toccante per la sua forza quello “specchio del disamore che
circonda” (p. 43) e la “relatività di possibile giorno spaziato dalla
gioia” (p. 37). Forza etica-concettuale tuttavia e meno concetto-immagine.
Potrebbe potenziare la coralità e lo stesso discorso a due voci. E’ una semplice
chiave di lettura, provvisoria.
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Recensione |
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