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Come si può celebrare un luogo amato e far rivivere l’atmosfera di tempi ormai
lontani? Sul filo della memoria involontaria, ci suggeriscono Proust e, sulla
sua scia, il poeta Attilio Bertolucci, per poter riportare al presente ciò che
si è perduto. Non per questa via s’incammina Wilma Minotti Cerini, che, con
garbo, ironia e senso dell’umorismo, racconta la Milano scapigliata e artistica
che si raccolse a Brera intorno al mitico caffè Jamaica. Racconta all’interno di
un romanzo che ha sapore di commedia per il dialogo vivace, dona colore d’antan,
ma senza nostalgia, ad anni che s’intravedono ricchi d’amicizie, d’incontri,
d’esperienze di cultura.
Personaggi fittizi e veri (i pittori, gli scrittori, i fotografi che
si ritrovavano in quella caffetteria) s’incrociano in una lunga calda estate
degli anni sessanta in una città aperta e generosa, che ha portinaie
affettuose, tipi eccentrici (il mago Thot-Gal) e bohémien, donne e uomini
cortesi e ospitali, artisti originali e pronti al dialogo e al piacere
dell’accoglienza e dello scambio festoso d’idee e di gesti.
Non mancano gli equivoci e le sorprese, i fidanzamenti e i matrimoni, i
colpi di fortuna che possono trasformare l’unico povero rivoluzionario,
innamorato di Che Guevara, in un ricchissimo vincitore al lotto; né mancano le
riflessioni e i giudizi pacati, amabilmente esposti, sui sentimenti e sulle
azioni umane, sulla forza dell’amore come motore di vita felice e condivisa, sul
bene e sulle virtù che allietano e rendono preziosa l’esistenza.
Ma, al
centro, si diceva, sta il Jamaica, di cui si ricordano i proprietari Mainini, la
mamma Lina e il figlio Elio, che seppero rendere piacevoli con vivo mecenatismo
e con squisitezze, da loro preparate, le ore, lunghe ore, trascorse dai loro
avventori-amici; seppero anche, a partire dal ’48, inaugurando una mostra d’arte
“Premio Post Guernica”, trasformare il Jamaica in “caffè degli artisti” e delle
loro muse, modelle e amiche, conservando lo spirito della bohème, che rivive
nel libro di Minotti Cerini. Ora, quando ricorda il Jamaica, l’autrice riesce a
comunicare la ricchezza e la felicità di un mondo intellettuale e artistico, che
appare irripetibile, un mondo dove arte e vita si univano per generare il nuovo
e il grande. Basti pensare ad alcuni nomi da Piero Manzoni, inserito tra i
personaggi della vicenda romanzesca con la sua celebre “m…d’artista”, a Gianni Dova, da Bruno Cassinari a Ernesto Treccani ai fratelli Pomodoro a Fausto
Melotti, da Lucio Del Pezzo a Enrico Baj a Ugo Mulas, da Gillo Dorfles
all’autore della Vita agra, Luciano Bianciardi, ai nostri Nobel
Quasimodo e Dario Fo, al poeta Allen Ginsberg, che vi trascorreva interi
pomeriggi. Ma lasciamo al libro il compito di accrescere l’ampia schiera dei
frequentatori, alcuni dei quali sono presenti nelle fotografie d’epoca che lo
corredano.

Foto Archivio Alfa Castaldi.
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Recensione |
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