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Il libro di poesie
Ed è subito sussulto
è l’ultimo in ordine
di tempo tra quelli
pubblicati dal Tavčar ed anche qui il
nostro autore dà
grande prova di profondità di pensiero oltreché
di capacità
stilistiche ed espressive. Ma procediamo
con ordine e
cominciamo con l’esaminare il contenuto dell’opera.
Innanzitutto è un
testo che ha sapore esistenziale e
che, pertanto,
prende in esame il vivere dell’uomo in tutti i
più svariati
aspetti. Egli, come afferma nella pagina introduttiva,
è fermo ai margini
della vita per poter vedere chiaro e
lontano, e la prima
visione che gli appare è la violenza della
materia, che poi non
è altro che la violenza sull’uomo, visto
nella metafora delle
rose stinte e crudeli che offrono solo
ingannevoli e
fragili insegne di pace. In questo scenario
l’anima dell’autore,
quale grumo di pensieri aggrovigliati,
stenta a
districarsi, il cuore oppresso è esiliato in sbiaditi orizzonti
e la vita è una
girandola di ciondolanti frantumi.
Metafore, queste,
quanto mai efficaci, di cui l’autore si serve
per esprimere tutta
la sua pena di uomo a cui nessuna luce di
albe che
continuamente risorgono dopo il buio della notte
potrà portare
ristoro.
Perché la notte -
ossia il dolore - è stata inquieta e pesante,
e, nel suo troppo
lungo durare, ha lasciato segni marcati
e profondi. Le albe,
poi, gli appaiono giallicce e pesanti
ed il cielo sembra
affogare nella sofferenza. Ed allora il vivere
è caratterizzato da
una precarietà estrema, è come un
morire, perché i
cieli in rovina accendono speranze inesistenti
e i sogni si
spengono nelle solitudini stellate. Immagini,
queste, desolanti,
che francamente non ci saremmo mai
aspettate dopo il
messaggio di fede e di speranza che
l’autore ci aveva
trasmesso con l’altro libro “L’inestinguibile
sete”, e che
diventano sempre più cupe a mano a mano
che si procede nella
lettura dell’opera. Sente il poeta l’acuto
scolorirsi del
vivere, ed anche se qua e là avverte riaccendersi
la speranza, questa
non è che un’illusione che non può durare
a lungo di fronte
all’immota pesantezza dei giorni. Ma
la speranza è dura a
morire e riaffiora spesso nelle poesie del
nostro autore quasi
a gridare la sua presenza nel cuore
dell’uomo e a
nutrire di nuova linfa la sua anima, permettendogli
di assaporare a
volte la tanto sospirata felicità; anzi,
nel prosieguo del
libro, sempre si avverte questo altalenare
tra non mai spente
speranze ed incalzanti disillusioni, tra sete
di conoscenza e le
zone d’ombra delle disillusioni e del
dubbio che si
ripresentano puntuali ad ingoiare, quale palude
limacciosa,
qualsiasi sogno ed aspirazione: per cui la tristezza
continua a maturare
e il dolore continua a schiumare straziando
l’anima in una
incessante agonia.
Mi perdoni l’autore
se nell’analizzare la sua opera spesso
mi sono servito
delle sue metafore, ma ho fatto ciò per
seguire più da
vicino il filo dei suoi pensieri e per presentare
in modo più vivo la
sua poesia. Poesia che è molto intimistica
e che scava, perciò,
in continuazione nell’anima umana
ad analizzarne i
luoghi più reconditi e misteriosi; poesia che
racconta sì il
dolore del vivere, ma che appare intessuta, più
che di pessimismo,
di realismo: realismo esistenziale visto in
un inesorabile
consumarsi entro il continuo passare del tempo.
Il tutto espresso in
un linguaggio elegante, privo di ridondanze,
enigmatico quanto
basta a non oscurare i concetti
che esprime, ricco
di metafore belle ed efficaci. Un libro di
scorrevole e
piacevole lettura, pieno di concetti profondi,
che invita a
riflettere. | |
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Recensione |
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