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Quando la guapparia era d'onore
Con le uccisioni di “Ciccio ’o Signurino”, di “Rafele ’o Bottigliere”, dei
fratelli Carmine e Antonio Spavone (quest'ultimo detto “’o Malomnio”), di “Pascalone
’e Nola” e di “Totonno ’e Pomigliano”, e con l'eclatante vendetta di Pupetta Maresca si chiudeva la
storia della guapperia napoletana, sopraffatta dalla camorra organizzata e, soprattutto, lontana, da quei
“princìpi d'onore” che o' guappo, a suo modo, incarnava.
A parlare di questi personaggi
è la giornalista Monica Florio, che nel suo saggio Il guappo nella storia,
nel'arte e nel costume, con il quale esordisce come scrittrice, offre un'inedita fotografia del malavitoso, a partire dalla fine dell'800 alla metà del 1950, che a fronte della
violenza interessata e lucrativa della camorra,
opponeva un proprio "codice d'onore" in virtù del quale, nell'immaginario collettivo, assumeva i contorni di figura salomonica a cui fare riferimento per ottenere giustizia e soccorso allorquando ve ne fosse bisogno. Non
solo 'o guappo era considerate uomo coraggioso e di parola, ma veniva percepito come "ommo 'e core" per la
generosità dimostrata nei confronti dei più poveri e dei
più deboli che, al suo passaggio, si inchinavano con solerzia in segno di
rispetto. In .questo saggio l'autrice, attraverso una certosina ricostruzione
storica, riporta alla luce la figura del "guascone napoletano" (come lo definiva Ferdinando Russo), rispolverata dalle mitizzanti
rappresentazioni teatrali e poetiche, ma anche riscattata dalle improprie associazioni con la spre
giudicata e più spregevole figura del camorrista.
La puntualità dell'indagine e del rigore storico le è stata riconosciuta
dallo studioso Renato De Falco, esperto di cultura, e dialetto partenopei, che ha presentato
it libro presso la Sala della Loggia del Maschio
Angioino: «Un merito della Florio è quello di aver
raccolto una grande quantità di materiale
grafico, dando unità e organicità, ai risultati della ricerca le cui fonti, in gran parte, risiedevano nella tradizione letteraria, artistica e teatrale. Attraverso
questo lavoro c'è un recupero della Napoli storica, il cui racconto si dipana in una cifra stilistica agevole e fruibile».
Alla presentazione del saggio, edito dall'Associazione
Culturale Kairòs per la collana di saggistica. "All'ombra
del Vulcano", sono intervenuti anche Costanza Falanga,
giornalista de Il Mattino, lo psichiatra Ignazio Senatore, il giornalista Aldo Putignano e il chitarrista Antonio
Calbora, che ha eseguito alcune tra le più note canzoni
napoletano ispirate alla figura del guappo.
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Recensione |
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