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Nevio Nigro è nato a Tripoli nel 1930 e vive attualmente in
Italia; ha pubblicato numerose raccolte di poesia a partire dal 1976 ed ha
ottenuto molti riconoscimenti in premi letterari.
Nell’ambito della
poesia italiana contemporanea, che vede l’uscita di moltissime
pubblicazione di testi poetici, Incontri, il testo che prendiamo in
considerazione in questa sede, si può collocare in una posizione controcorrente, in
quanto, in un contesto dominato da sperimentalismi di ogni genere, dalla
poesia ne-orfica e da una poesia quasi sempre antilirica, è un libro
tout-court lirico, essendo caratterizzato dall’effusione dei sentimenti e
dello stato d’animo dell’io-poetante, effusione che non è mai sfogo, ma
discorso costruttivo che, in diversi ambiti, diviene esercizio di
conoscenza. Varie sono le tematiche di questo libro e tutti i suoi contenuti,
nella loro compattezza espressiva, vertono, come dal titolo, verso
l’incontro, con l’altro, soprattutto l’altra, la figura della donna amata, ma
anche verso un dialogo solipsistico con se stesso, da parte dell’o poetante,
molto spesso autocentrato. Fondamentale è il tema della solitudine,
dalla quale, paradossalmente, spesso non si riesce ad uscire nemmeno stando
con gli altri: ecco, allora, la genesi della poesia, di ogni singolo
componimento, che diviene messaggio in bottiglia da lanciare nel mare delle
cose, affinché raggiunga qualcuno che possa, almeno virtualmente, rispondere.
Il testo non è scandito ed è costituito da composizioni, nella
maggior parte dei casi brevi e stringate, elementari e nitide, caratterizzate da una forte eleganza formale, che si realizza, spesso, in accensioni
improvvise, in scatti e scarti memoriali,, che sono la parte più originale e
riuscita, nel contesto di Incontri. Colpiscono il lettore anche il ritmo e
la leggerezza del dettato, il nitore e la semplicità e l’immediatezza di
quanto viene detto, caratteristiche, queste ultime, del tutto rare nel
panorama poetico attuale. Tutte le composizione sono fornite di titolo,
elemento necessario per la connotazione, in questo caso, essendo le
poesie quasi sempre brevi o brevissime. Elemento di connessione e coesione,
per realizzare l’incontro è il tu al quale il poeta si rivolge, tu,
con il quale c’è una forte tensione a stabilire un rapporto d’intimità. Così
leggiamo, nella composizione Seguimi, che apre la raccolta e, che pare
avere, chiaramente, un carattere programmatico: infatti Seguimi, sembra
avere un doppio destinatario: da una parte il tu, al quale il poeta si
rivolge e dall’altra ogni lettore che abbia l’occasione di leggere
questo libro: il poeta, infatti, tra le righe, invita chi legge a seguirlo nel
percorso del testo, testo che, del resto, presenta una notevole unitarietà,
pur essendo composto, quasi sempre, da brevi frammenti. In questa
composizione incontriamo una forte concentrazioni linguistica e del senso,
raggiunta attraverso l’icasticità dei quattro distici, che costituiscono
l’insieme: si tratta di versi molto sentiti che sottendono un’emozione
controllata:-“/ Seguimi questa sera/ così non sarai solo// Ti aspetterò/ sul
molo del mio mare// Sai dove sono/ Insegnami la luce.// Possiedo la tua
assenza./ Perciò vieni// Poco deve andare./ Così poco.//”. Incontriamo una forte dissolvenza e una notevole sospensione in questi
versi, in cui con leggerezza, si impaginano le strofe, in una commistione,
spesso di dolore e nostalgia; così, infatti leggiamo, nella poesia Occhi:
-“// Solo gli occhi ricordo/ Smeraldi/ e ciglia nere/// Giacciono
invece/le sue parole./ Confuse./ La vita/ obbedisce all’inverno./ L’allodola
non canta/ solo gli occhi ricordo-/” Si tratta di una poesia che, nella sua
brevità, racchiude molti significati: c’è, dicevamo, il tema del ricordo
e c’è una struttura circolare per cui il primo e l’ultimo verso sono
identici. Si percepisce il forte dolore per la perdita di un amore di cui
vengono in mente, come elementi tangibili, solo gli occhi, visti, un tempo
come smeraldi adornati da ciglia nere: il dolore viene amplificato
dal fatto che nemmeno più l’allodola canta. Ed è il poeta stesso, nel
componimento successivo, intitolato Motto, ad esprimere la sua ansia di
evasione dalla realtà:-“/Ho bisogno/ di sogni./ Non vivo/ senza/” Si tratta di
una poesia brevissima, che, apparentemente, sembrerebbe gridata ma che,
invece, risulta essere un sussurro e un sussulto dell’animo di Nevio
Nigro: al poeta va stretto un quotidiano che, spesso, lo mette sotto
scacco e il sogno, in questo contesto, diviene per lui un rifugio; si tratta di un testo dal tono epigrammatico, che, per la sua intensità, scopre
una zona profonda dell’animo di Nievo e fa trasparire solitudine e
angoscia, pur essendoci un buon controllo dell’emotività: tuttavia, attraverso
queste brevi parole, non si percepisce mai disperazione. Oltre a poesie
brevi e frammentarie, come le suddette, incontriamo, nel libro, poesie
più lunghe e articolate, che presentano venature fatte di
riflessioni, che hanno anche un tono filosofico. Frequenti, in questo poeta, sono
le atmosfere notturne e oniriche, come nella poesia verticale e
composita, intitolata A Vicente Alexandre: -“/ Labbra azzurre/ escono nella
notte/ ed il giallo sboccia/ Come una luna chiara/ aderisce quel volto/
dove fa notte/ a sentirsi/ sfiorare// Sei Tu,/ maestro sognatore,/
delirio lirico/che mi coinvolge/ E le mie lune, mari,/ albe e sogni/ sono povere
ombre/ nel confronto//”… C’è una folta vena di surrealismo in questi
versi che costituiscono l’inizio del componimento e che sono
caratterizzati da una forte densità sinestesica e metaforica. Nevo Nigro, in
sostanza, produce una scrittura solo apparentemente elementare,
raggiungendo, invece, esiti intensi, legati ad un sapiente uso dei registri
espressivi, con spostamenti di senso, che, talvolta, raggiungono esiti alti.
Arcipelago
La luna
si finge cieca
e il mare è cupo.
E i giorni vanno
da un quando a un quando
senza di noi.
Ma è tornata
la stagione del canto
e forse domani
saremo felici.
Vorrei per compagna
una stella.
Così
mentre si muovono parole
da me a me,
a terra ombre
seguono le nuvole.
Una notte speciale
Un tempo gli alberi
guardavano in segreto
i giorni erano azzurri
e la felicità si lasciava
baciare.
Ma la notte cancella
ogni incanto
non ha carezze
o parole segrete.
Meglio crederla un’amica
che passi cantando
e ti voglia abbracciare.
E dalle sue braccia nasce l’eternità.
Quando vorrà, e se potrà donarla.
Il cuore
Il cuore
fuggendo dall’ombra
vuole tingere di oro
il suo sole
al tramonto.
E nella luce
insegue l’illusione
ancora tanto cielo
e la maschera lieta
azzurro mare.
1 gennaio 2010
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Recensione |
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