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Tra ironia e impegno

L’edizione dell’ultima raccolta di poesie di Lucio Zinna La casarca, (La Centona, Palermo, 1992) è elegantissima, quasi a sottolineare la levità e l’alto livello della scrittura che innerva l’intera silloge. La lirica di Zinna è sospesa fra ironia e impegno intellettuale, iscrivendosi nella metafora della salvezza da un sempre incombente naufragio (la casarca, parola composta di casa e di arca, rimanda all’idea di qualcosa che salvi i poveri cittadini di città degradate in cui alle ore venti vige una, sorta di coprifuoco). Muovendo da una sicilianità sentita e sottolineata, Zinna assurge poi a un linguaggio e a una tematica che lo collocano tra le voci più intense della poesia italiana contemporanea.

Soprattutto è da rilevare il tono sommesso è quotidiano di questa poesia, che induce a individuare una parentela con quella di Vittorio Sereni, come nell’incipit di “Poesie di linea”: «Questa canzone è dedicata alle poesie nate | senza carta né penna sui bus affollati una mano | al sostegno l’altra alla borsa...» o nell’importante “Fiaccolate-contro”, dove si afferma il meridionalistico impegno nella volontà di restare nel sud («Si vive | pure qui – in ogni angolo di mondo si distillano | giorni – qui basta uno sguardo partecipe una pura | intenzione e non ti manca cuore. E chi parte | è tiranno come chi sempre ha logorato il sud»). Bellissima è la presa di coscienza della propria condizione esistenziale in “Meglio l’Ispettore Derrick”; «Apprendo così che sia questa matura | età. La voglia di non correre a vanvera | il sorprendersi di affinate capacità | di antivedere di inalterate sensibilità | amorose». La metafisica presenza delle Parche ne “Le tessitrici” e il compianto per l’esperienza amara di Gesù in “Golgotha” concludono la raccolta sui toni di una religiosità che pone l’accento sull’uomo anziché su Dio, come nell’incisiva preghiera finale intitolata “Mani”: «Siamo nelle nostre mani – Signore – | e in certi casi neanche in quelle. | Aiutaci a non dimenticarlo mai». Qui l’uomo sembra abbandonato al caso, oltre che a se stesso. L’insistenza sull’al di qua piuttosto che sull’al di là, nel pensare il rapporto con Dio, conferma il carattere antropocentrico della Weltanschauung di Zinna, da cui sgorga una poesia schiva, scabra.

Recensione
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