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Taisho si reca di
buon mattino verso il Medical College Center di Nagasaki. Cammina speditamente
immerso nei suoi pensieri, cerca di non rallentare la sua andatura per non
giungere in ritardo: un uomo deve essere sempre ligio ai suoi doveri. Figlio di
contadini, ha perso il padre durante il conflitto russo-giapponese, ha
abbandonato il suo paese natale e ha un lavoro come inserviente del Monbushou,
il Ministero dell’Istruzione. Ed è proprio lì, al Medical Center, che Taisho ha
la possibilità di ascoltare le parole di Ishiwara, tenente colonnello
dell’esercito e nazionalista convinto, e si arruola per la guerra in Manciuria
(che si concluderà con l’instaurazione del Manciukuò, protettorato giapponese in
Cina, cui sarà posto come governante-fantoccio il deposto e ultimo Imperatore Pu
Yi)… Baruch Dekker, capitano di marina olandese di origine ebraica, è naufrago
sulle coste di Nagasaki. Siamo in un periodo storico completamente diverso:
l’olandese giunge in Giappone alla metà del ‘500. Il capitano, dopo numerose
traversie, lascerà il suo lavoro per la Compagnia delle Indie e assieme a sua
moglie Netsaki e al figlioletto Aikyo si imbarcherà verso il Mar cinese
orientale alla ricerca di fortuna…
Due storie lontane nel tempo e nello spazio, ma legate da un filo rosso: quello
della “grazia sufficiente” in cui la salvezza futura si esplica nelle vicende
presenti dei due protagonisti alla luce di un disegno di cui nessuno conosce il
perché e la cui trama è svelata solo in controluce lasciando la possibilità al
lettore di cogliere i nessi possibili. Giancarlo Micheli ci regala un romanzo
complesso: lo stile è prezioso, raffinato, erudito. Il plot è incalzante e denso
di continui rimandi che rendono la narrazione round robin. La conoscenza
dell’autore del mondo orientale non fa che incuriosire il lettore e offrire
continui spunti per approfondire la nostra conoscenza di una cultura così
lontana da quella che permea la nostra vita quotidiana. Passato e presente si
mescolano e si amalgamano con sapienza. Micheli si rivela una voce interessante
e non banale del nostro panorama culturale.
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Recensione |
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