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Dall'alba al tramonto
Un inestricabile intrico di
immagini, di concetti, di sentimenti, di paure, di ricordi, tenerezze, squarci
di vivissima luce e cupe ombre ad offuscar l’anima, dubbi profondi, pur nella
loro levigatezza del chiedere e temere e volere schiudere il velo del futuro; è
improbo penetrare d’impeto nella poesia di Lucio Zinna, violare quel suo mondo
poetico ove l’intreccio delle parole denota destrezza di manipolazione di étimi
e neologismi, creando quasi una barriera di pensiero, una giungla, dove è
d’obbligo addentrarsi con cautela, scoprire poco per volta l’estro del poeta,
l’input ai suoi versi, afferrare appieno il significato del suo verbo. Da
scartare l’immediata idea di una sua collocazione in uno spazio ben determinato;
se romantico, nostalgico, amaro, sarcastico, se in lotta con se stesso, con
l’esistenza, la Natura, se travolto da passioni, incanutito dall’esperienza,
inacidito da pensieri crepuscolari, inquieto nell’idea della morte. Perché
sfugge a ogni tentativo di inquadrarne la via poetica in un ridimensionamento
tematico, data la vastità e la profondità dei soggetti proposti; tanto è vero
che, senza una volontarietà specifica, ma seguendo un motivo predominante, un
istinto, un richiamo, un nihil, il prodotto nasconde invariabilmente immensi
tesori dello spirito.
Piano piano, però,
scostando rami e foglie di quel labirinto, facendo luce sull’intreccio lirico,
si scopre l’incantevole bellezza della poesia di Lucio Zinna, illuminante come
saette in un temporale, ci si accorge che quei tagli netti concisi, che sembrano
rappresentare uno spaccato dell’infinito oppure un moto dell’animo umano,
sintetizzano l’interminabile estrinsecazione dell’essere. Alla fine, ecco che il
pensiero di Lucio Zinna non ha più segreti e si consegna al lettore nella
propria, estrema, semplicità: quella dell’universalità cosi come universale è la
poesia.
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Recensione |
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