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Giovanni Tavčar è
nato nel 1943 a Trieste, città dove attualmente
vive. È autore di
una biografia su S. Francesco, di
alcuni saggi di
carattere musicale su Beethoven, Schubert,
Donizetti, Löwe, di
un romanzo, di numerosi racconti, di
riflessioni e
meditazioni su temi religiosi, traduzioni poetiche.
Poeta trilingue
(italiano, sloveno e tedesco) ha pubblicato,
dal 1995 ad oggi,
ventidue libri, tra cui ricordiamo:
Umbria
– Terra
ricca di energie e di sottili armonie,
L’eterna presenza
I due grandi
amori di Vincenzo
Bellini,
Montanti
resurrezioni,
L’inestinguibile sete.
I suoi scritti,
presenti in numerosissime antologie, gli
hanno permesso di
collezionare moltissimi successi in concorsi
poetici nazionali ed
internazionali, tra cui quindici
primi posti. È
collaboratore di alcune riviste di carattere nazionale.
Nel libro di poesie
L’inestinguibile sete
l’autore affronta
svariati argomenti:
di politica, di attualità, ecc., ma
tutti considerati
sotto il profilo religioso, con sullo sfondo,
quindi, Dio, come la
sola verità in grado di fornire risposte
esaustive alle
nostre ansie, alle nostre attese, alle nostre domande
sulle finalità
dell’esistenza. Ma cerchiamo di entrare
nello specifico
delle poesie e, non potendo, in questa sede,
esaminarle tutte,
cerchiamo comunque di trovare un filo
conduttore delle
stesse. Il libro è suddiviso in due parti. Nella
prima parte,
intitolata
L’unica vera
risposta
troviamo, al
centro del mondo,
l’uomo, visto come la:
coscienza
stessa
della
creazione, voce del creato e immagine somigliante di
Dio.
L’uomo, considerato strumento, anche se fragile, di cui
Dio si serve per
rivelare la sua presenza e il suo regno nel
mondo, e che fa da
collante tra cielo e terra, tra luce e tenebre,
tra vita e morte.
L’uomo, quindi, si trova ad essere sintesi
di spirito e
materia: egli, unico nel creato, possiede una
sete inestinguibile
d’immortalità, senza di cui la vita sarebbe
solamente peso e
grigiore. Non è però un uomo qualsiasi
quello di cui
l’autore parla, ma è l’uomo che prega. Di costui
o, meglio, di
costoro, il mondo deve veramente temere, perché
di uomini di tal
fatta è costellata la storia della salvezza,
che non è mai una
storia pacifica. Infatti l’uomo che prega,
non rispondendo a
nessuno fuorché a Dio, è un uomo pericoloso,
nel senso che usa la
sua intelligenza per criticare e
denunciare: non è
perciò asservito a nessun sistema, ma è un
rivoluzionario, è
nel contempo assetato di Dio e di giustizia.
Nella seconda parte,
dal titolo
Sacrificio
d’amore
campeggia
invece la figura del
Cristo fatto uomo, di Dio, quindi,
che esce da se
stesso per entrare nella storia e per condurre il
divenire nella
stabilità dell’eterno. In questo atto dell’Amore
divino Maria, la
Madre, è colei che permette il passaggio di
Dio da una
situazione di nascondimento a una fase di manifestazione:
è tempio dello
Spirito Santo, dà vita ad una relazione
intima fra le tre
persone divine, è il punto d’incontro e
di scorrimento tra
Dio e la storia umana. Tramite il mistero
dell’incarnazione
che si è compiuto nel seno di Maria, Cristo
ha potuto esprimere
il suo amore per l’uomo, permettendo il
riscatto dal peccato
e il ripristinarsi dell’amicizia infranta.
Cristo è pertanto
l’uomo che percorse la terra d’Israele a
portare, pur nel
rispetto della legge mosaica, un concetto
nuovo, l’Amore: una
parola che è rivoluzionaria nel mondo
antico, ma ad un
tempo intrisa di un pacifismo quale non si è
avuto mai riscontro
nel prosieguo della storia. Cristo, che è
spogliato,
annichilito sulla croce, che si sente perfino abbandonato
dal Padre, ma che
risorge e conduce gli uomini alla
salvezza. Ripetiamo,
abbiamo potuto riferire solamente alcuni
concetti
dell’autore, ma tanti altri sono presenti sul testo,
che ha il pregio di
esprimersi in un linguaggio chiaro,
pur se scarno ed
essenziale e dall’andamento quasi prosastico:
nel modo però che
s’addice per parlare di argomenti che
non abbisognano di
retorica.
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Recensione |
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