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“Kikko
Kalapao era un mammone. Nuotava “coda a coda e fianco a fianco della madre
Katarina Kolakis in Kalapao nelle frigide acque dei mari polari. Era un
balenottero ancora lattante, pauroso e sentimentale". Inizia così, con la
favola “Kikko balenottero disobbediente”, la raccolta di favole scritta da
Mirella Genovese e dalla figlia Mirellina Parisi. Due donne che vivono la loro
realtà di madre e figlia insegnando e imparando “coda a coda, fianco a fianco”
strada facendo, verso la pienezza della vita. Mirella Genovese è dirigente
scolastico del Liceo Scientifico Medi di Barcellona. Per chi la conosce
personalmente, ora, é facile intuire che il suo atteggiamento, a volte,
apparentemente distaccato e sognante, ma non distratto, non é altro che un
dono, il dono particolare di riuscire a scrutare negli animi altrui, mentre sta
dialogando. Già autrice di Codice segreto, raccolta di poesie. La sua
totale adesione ai valori fondamentali della vita come l'amore, la purezza,
la condivisione fanno sì che le sue favole, pubblicate nell’aprile duemilatre
col titolo Pupattola dalla casa editrice del Leone di Venezia, siano
veicolo di tali valori.
Mirellina
Parisi, insegnante, autrice della sezione "La pupattola racconta" riesce a
trasmettere perfettamente la sua visione del mondo, con originalità e
competenza, aiutando a riflettere sul valore della vita chi si accosta alla
lettura. In questa opera di educazione le autrici, in simbiosi, offrono
riflessioni sulle scelte della vita quotidiana. In uno stile chiaro permettono a
tutti gli appassionati di coglierne la profondità di senso, che aiuta a
scoprire la dimensione spirituale dell'esistenza e germi di speranza per una
società che sia più a misura d'uomo.
La
scrittrice Mirella Genovese non decifra e non fornisce le chiavi di
interpretazione. Lei stessa afferma: "Spetta al lettore trovare una risposta
ai propri interrogativi interiori". Nella raccolta di favole Pupattola,
c’è il profumo dell'infanzia incantata, insieme con la serietà dei bambini, che
è più profonda e leale di quella degli adulti; c'è la felicità che viene dai
colori e dai profumi della luce del creato, dai giochi e dagli intrecci delle
vite di uomini, di animali e di cose, felicità infinitamente più vera di quella
degli adulti perché nasce dallo stupore e dall'amore. Il primo passo è
personificare, cioè identificare con nome o cognome ogni cosa, poiché tutto ha
un'anima. Non c'è salto tra i regni di natura né variazione d'uso tra il reale e
il fantastico, sicché è naturale che Candidina Teodoro, tenera e piccola bimba,
stia sotto una campana di vetro e che il folletto Callisto Fonseca dorma
nell'orecchio destro di Rosaura, bimba-folletto. E' naturale che tutti gli
esseri abbiano voce, sentimenti ed emozioni, spesso genuinamente siciliani,
com'è giusto che sia dal momento che gli occhi e le menti che filtrano il reale
sono siciliani.
Così
Luchino Panté non può essere che un divo siciliano, come il Serafino Carmelo
Livoti; così come l'Ostia di palma non può che intrecciarsi a Barcellona Pozzo
di Gotto, ogni settimana santa prima del Giovedì, quando dovrà essere posta
sull'urna del Cristo morto. Ma c'è di più in questo libro prezioso: c'è il
rimpianto, appena sussurrato, di consuetudini ancestrali che stanno perdendosi
- i Santi sono malati - l'allarme per la rovina dell'ambiente e l'invasione
dell'artificialità. L'ape Micuzza Alesci è perduta perché non riesce a
distinguere un fiore vero da uno di plastica. I fiumi d'inchiostro si confondono
con lo chiazze di petrolio che sciacquano il Mediterraneo. E' c'è, chiara o
sostenuta da una fede forte mai bigotta, la pietà per i poveri e l'anelito
all'uguaglianza e la condanna dei razzismi e del materialismo. Impastati alle
mirabolanti avventure di una fantasia senza confini, alimentata da una cultura
che si indovina formata sui classici, ma che non disdegna i vari campi del
sapere, si trovano suggerimenti garbati, spesso filtrati da sicula ironia, al
vivere educato o civile, oggi fuori moda.
9 gennaio 2004
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Recensione |
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