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Le parole sono cose, gesti, muovono il mondo e il mondo muove loro lievemente, sollevando odori, sentori, nostalgie di altro, di altrove. Così ogni sentimento, pensiero, viene svegliato dall'ordinario torpore e inizia un moto di traslazione del vedere e del sentire a fior di consapevolezza. E' un viaggio | che va da tutto ciò che è già | stato, attraverso gli | occhi, fuori da ogni forma (p. 13) si sente un'ansia d'indagine come un respiro grosso che ti spinge a chiedere se | si arriva tracciando una | strada; dove vanno, con | lo sguardo, tutte le distanze | che vediamo salire (p. 17) e magari si scopre che il sangue nelle vene | scorre verso un lembo | di pianura lontano da noi (ivi). Certo, non mancano momenti di pigrizia, in cui il discorso indugia in canzonette solite, specie appunto in quella sorta di poemetto, Due, cui appartengono i citati versi. Ma già nel seguente, Tre, si distende (p. 25), non certo un racconto, ma una poesia, per dire, diegetica, la quale arieggia una storia di morti in una morte clandestina che ammala l'orama e mette al crepuscolo il sentire; e in questa morte diffusa, la parola poetica fatica a rinominare cose che hanno perduto il loro nome (Fa morire la vita perché | nulla, alla fine, è all'interno dei cantieri in | movimento... - p. 30) il medesimo è dei due seguenti poemetti, Quattro e Cinque, perché non resta che scrivere sempre la stessa, | incessante poesia .

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