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Questa volta il Ruffilli romanziere sopravanza il Ruffilli poeta, ed è un indubbio traguardo conoscendo ed apprezzando la qualità dei versi dello scrittore trevigiano. Singolare ed intenso è il rapporto che unisce il Ruffilli al Nievo; già una ventina d’anni fa ne scrisse un’interessantissima biografia, con il sottotitolo quanto mai significativo: “Orfeo tra gli argonauti”.
Il Nievo nel suo capolavoro ha creato un personaggio femminile (la Pisana) indimenticabile nei suoi umori, nella sua passioni e nei suoi affetti (“figura luminosa e leggera, così insolita, addirittura” scandalosa “nella compassata tradizione letteraria italiana”, è stata definita dalla critica). Nelle pagine del Ruffilli la Pisana ritorna, ed è Bice Melzi d’Eril, l’amore disperato ed impossibile che accompagnò la vita del Nievo. Bice non è quasi mai presente ma è sempre presente nelle varie trasposizioni femminili, su tutte si cita la Palmira. Il Ruffilli non si limita a ripercorrere i trenta inquieti anni di vita del Nievo racchiusi nel racconto di pochi giorni, i suoi ultimi, il romanzo è anche molto altro, come già anticipa il suo titolo emblematico. L’ultimo viaggio con il piroscafo Ercole da Palermo per riportarlo a casa, dove non arriverà mai, denso di ricordi, di rimpianti con la sempre presente precognizione che la vita sta sfuggendogli mentre “la voglia di vivere ad ogni respiro si rinnova”. Sarà proprio il mare a tradirlo. Non il mare scoperto da Carlino Altoviti, né quello dell’alter ego di Truffault nel suo: I quattrocento colpi, “ma un mare crudele che lo porterà alla morte”. Il vero mare è nero, pieno di bestie pronte a scatenarsi. (…) si porterà via le vite, i sogni, le ansie, le paure, i dubbi, le speranze…”. Traspira in queste pagine il sentimento di amore-odio del Nievo per la Sicilia ed i siciliani ed anche per la Palermo dai bellissimi monumenti. “La Sicilia è terra che strega e che cattura”. È interessantissimo, l’affresco di storia quotidiana dentro la Storia, questo “gossip” si direbbe oggidì senza peraltro avere intenzione di offendere. Un quadro di una terra mediterranea paragonata dal Nievo (cioè dal Ruffilli) alla sua veneto-friulana sino all’indimenticabile e tanto amato, ma tanto lontano, castello di Colloredo. Racconto che verrà ancor più apprezzato a chi saprà immedesimarsi nel periodo storico in cui il Nievo visse la sua breve ma intensissima avventura umana. |
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