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I poemi scritti in ottave, oppure in quartine e
terzine, tutti in endecasillabi, richiedono estrema attenzione. E' già molto che
Veniero Scarselli, Imperia Tognacci ed altri, facciano ritomo al tema unico,
presentandolo nella migliore veste artistica, curandone la musicalità.
E' sottinteso, però, che il soggetto costante si
presti a tediose ripetizioni. L'opera Molti millenni d'amore, prefata
dall'abile penna di Vittoriano Esposito, è Reviviscenza della Creazione dell'
Universo. Il fruitore non può non pensare al Paradiso perduto di Milton, agli
Angeli invidiosi della potenza di Dio, scagliati, pertanto, nell'etemo baratro
dell'infemo. Che il Nostro creda nella morte materiale è ovvio, incoerente è il
non crederc nella Resurrezione della carne. Ma a che prò intessere discorsi
teologici?
Di una poesia, libera, perché frutto di
fantasia, si accettano il cinismo e le nozioni psico-filosofiche. Veniero
Scarselli non ha trattato il quesito eutanasia, già riprovata da Gabriele
D'Annunzio (tragedia Il ferro) però accenna a quei parenti, ansiosi di
eredità, che consigliano il malato grave, secondo la loro grettezza. Le mamme
possessive??? E' cosa ancestrale, come pure i mammoni. Forse Eva avrà confidato,
ai maschi della famiglia, che le consorti, sue nuore, non erano degne di stima,
restando, così, nella memoria della progenie maschile, la convinzione di avere
soltanto nella madre la donna ultraperfeta!!!
La satira di Veniero Scarselli contagiosa,
eppure, egli suggerisce scelte di vita: la probità alla fraudolenza, l'Amore
all'odio, la dolcezza alla crudeltà, il rispetto all'oltraggio.
Ed è, questa, dell'Autore, la buona novella.
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Recensione |
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