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Dalla terra di confine
Dalla terra di confine è il titolo di un recente libro di poesie di Marilla Battilana; titolo
che assume subito un preciso significato, dal momento che, come ella stessa
scrive in una di queste liriche, dalla sua casa si vedono le Alpi Carniche e le
Giulie. Ma poi ci si avvede che il "confine" di cui parla la Battilana tende ad
assumere un valore simbolico, potendosi estendere a tutto il pianeta Terra,
dove attualmente viviamo e persino ad un Oltre appena intuito e forse soltanto
sperato: "C'è genie / che non crede in niente / non si veda / non si tocchi /
non si senta. / Per loro niente Dio / niente angeli / niente presenze di
trapassati / ne incontri nei sogni in astrale / con vivi o con morti / più o
meno fidati" (Alla fisica quantistica, N. 3).
Per
venire ora al libro, è però da osservare che alla base della poesia di Marilla Battilana vi
è
l'ironia (o l'umorismo, come osserva Silvio Ramat nella sua prefazione alla
raccolta); un'ironia che permea quasi tutti i suoi testi, con toni a volte
lievi, altre volte più risentiti, ma sempre espressa in maniera sottile e
coinvolgente, e comunque capace di cogliere il segno. Tale elemento lo si scopre
sin dalle prime poesie del libro, come Cantata di Natale 2006, dove le stragi e
gli orrori del Novecento e oltre sono aspramente stigmatizzati; o come Ricerche,
dove la Battilana ironizza sul modo di far poesia da parte di taluni sedicenti
poeti: "Non raccontatemi scorribande / di gabbiani contro cieli in tempesta: /
hanno invaso oceani / di pagine; ne come il vento / nuvole intorcigli a
brandelli / di nebbie sfilacciate... /.../ Questo / è da giovani poeti...". Ed
anche altre poesie sono qui incentrate sul motivo del fare poetico, come
Apprensioni, Piccolo inno, Poesia è... Ipallage, ecc.
Ma un andamento
ironico lo possiamo riscontrare persino in una poesia quale Omaggio a Edgar Lee Masters, dove la confessione dell'autrice si fa sofferta: "Come credete che sia
andata? / Quelli a cui piacevo non mi piacevano. / Così come per tante altre.
Oppure / io non andavo bene per loro /.../ Cosi mi sono sposata un po' tardi / ho
tanto lavorato e non ho avuto / bambini...". Si vedano anche Postilla seconda:
"Eppure siamo passati fra Setta / e Sibilia, siamo passati dalla / lira
all'euro. Maldestri contiamo / equivalenze, differenze" e Baltimore,
dove l'ironia è più amara e graffiante: "Qui Baltimore si espande con le lunghe /
diritte arterie da molte lussuose / macchine percorse, qui l'amicizia /
prospera fra le anime più nobili, / miliardari si scambiano inviti / in dimore
di alto decoro".
Vane le sezioni del
libro, ciascuna con una sua cifra anche stilistica. Si va così dal gioco delle
rime e delle assonanze di testi quali Risposta all'altra luna della sezione
Visioni ravvicinate al verso libero di poesie quali Vuoto, Ipallage,
Prescelto
di Ricerche e di Alle amiche; dalla forma chiusa del sonetto di Esercizi alla
tastiera ai più variati ritmi di Alla fisica quantistica.
Sempre comunque
nelle poesie di Manila Battilana domina quel dolceamaro sorriso che dà
l'impronta a tutta la silloge, la quale trova però momenti schiettamente lirici
in testi come Consolazione a... (dedicata a Maria Baldan), dall'andamento più
assorto e nostalgico e dalle delicatissime annotazioni.
Un libro vario e
ricco di molteplici motivi, che tocca esiti di tutto rilievo per originalità e
mordente, segno della personalità molto spiccata dell'autrice.
Da ricordarsi e
infine che Manila Battilana (già docente universitaria di lingua e letteratura
inglese a Venezia e a Padova) oltre che poetessa di molto rilievo, è anche
narratrice e saggista di rango, nonché apprezzata pittrice.
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Recensione |
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