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Capita sovente che un poeta, giunto ad un certo momento del suo cammino, avverta l'esigenza di fare il punto su quanto è andato producendo negli anni; ma nel caso di Veniero Scarselli ciò si è dimostrato quanto mai opportuno perché ci ha dato, in maniera chiara ed esauriente, la dimensione poematica del suo poetare. Scarselli è infatti uno dei pochi poeti del nostro tempo che hanno usato il poema quale mezzo primario di espressione (un caso a parte è stato quello di Attilio Bertolucci con La camera da letto, un poema scritto dopo alcune altre raccole di versi); e ciò perché la nostra è un'epoca che predilige in particolar modo la lirica breve e il frammento.

Nelle oltre quattrocento pagine del suo volume ricapitolativo, intitolato Il lazzaretto di Dio, si possono così ripercorrere le varie tappe del suo itinerario poetico, da Isole e vele, il poema che riprende il tema del viaggio, proprio di quell'eterno ulisside che è in ciascuno di noi, a Pavana per una madre defunta, che costituisce un ripiegamento dell'autore su se stesso in un momento particolarmente doloroso della sua vita; da Torbidi amorosi labirinti, in cui s'affaccia "l'utopia di un irraggiungibile amore evangelico" ed in cui la "visione sconsolata della vita è del mondo", che è propria dello Scarselli di quegli anni, si fa "meno gridata e disperata, perché vi si cerca una via d'uscita che soddisfi la ragione" (come spiega lo stesso poeta in un suo scritto posto al termine del volume), a Priaposodomachia, in cui subentra la teoria della "separazione cruenta dell'anima dal corpo del peccatore"; da Eretiche grida, in cui compare la "fede nell'Amore universale", a Il Palazzo del grande Tritacarne, specie di purgatorio in forma di ospedale; da Piangono ancora come bambini, da cui emerge la pietas come strumento di redenzione, a Straordinario accaduto, Ballata del vecchio Capitano e Diletta Sposa, in cui compare il motivo della "visione mistica".

Tutti questi libri appaiono dunque come le varie parti di un'unica opera, nella quale Scarselli si è proposto di esporre in poesia, da lui ritenuta il mezzo più adatto allo scopo perché universale, le sue meditazioni sulla vita e sulla morte, sul bene e sul male, sull'io e su Dio, in una ricerca assidua e con una sete di conoscenza che ha reso alto e ispirato il suo dire.

Ne è scaturito un volume vasto e complesso, al quale occorre accostarsi con la dovuta attenzione, per comprenderne appieno l'intimo significato.

Recensione
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