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Chiunque si accosti in maniera non superficiale ai dialoghi platonici subito avverte il fascino che da essi promana, non soltanto per la
forza del pensiero che vi è racchiuso, ma anche per l'alta suggestione poetica
che scaturisce da molte di quelle pagine immortali, particolarmente del
Simposio,
dell'Apologia
di
Socrate,
del
Critone
e del
Fedone.
Sono
proprio questi i dialoghi sui quali si è soffermato con grande
competenza di traduttore e di studioso Vincenzo Rossi, convinto che in essi
più che altrove si dovesse ricercare la parte per noi maggiormente viva dell'opera platonica e che pertanto particolarmente il
Platone
poeta fosse
quello che oggi è capace di parlare a noi con maggiore
intensità e di suscitare nel nostro animo delle forti emozioni. Egli ha
tradotto il testo greco basandosi essenzialmente sull'edizione critica di
Ioannes Burnet
(Platonis
Opera);
e lo ha fatto, con estrema fedeltà all'originale e con estrema scioltezza, in
una prosa moderna ed incisiva che rende accessibile a chiunque ogni passo
anche di difficile interpretazione. Il libro ha inizio con il discorso intorno all'amore del
Simposio, dove
si passa
dalla visione della bellezza puramente terrena alla «contemplazione della
Suprema
e Pura Bellezza
eterna e
immutabile che è scienza soltanto di se stessa», unicamente attingibile dagli
spiriti eletti.
Segue poi
l'Apologia, con il magnifico discorso di Socrate davanti ai suoi giudici, che
termina con la famosa frase: «Ma vedo che ora è già tempo di andare io a
morire e voi a vivere: chi di noi andrà verso un futuro migliore è ignoto a
tutti, tranne che a Dio».
Nel
Critone
possiamo
seguire il ragionamento, sorretto da una logica serrata e inattaccabile,
attraverso il quale Socrate convince l'amico della necessità per lui di
accettare la sentenza e quindi di andare incontro alla morte, piuttosto che
esporsi ad una vita ignominosa e priva ormai di ogni scopo.
Il
Fedone
è
il dialogo più alto, quello in cui si dibatte
intorno all'esistenza dell'anima e alla sua sopravvivenza in una vita
ultraterrena; il che avviene con una tensione spirituale ed un'elevatezza di
tono che tocca il sublime. Qui l'arte di Platone raggiunge veramente il suo
culmine, dandoci un testo in cui pensiero e poesia strettamente si
congiungono e dove scolpita rimane per sempre la figura di Socrate, colto
nelle ultime ore della sua vita. Terminata la lettura del libro, ci si avvede
che Vincenzo Rossi ha compiuto un'opera altamente meritoria per una più
approfondita conoscenza di Platone e della sua arte di scrittore, del che
dobbiamo tutti essergli molto grati.
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Recensione |
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