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Poeta dalla voce piena e
ben modulata, Veniero Scarselli si è distinto sin dagli esordi per l'ampio
respiro delle sue raccolte di versi, caratterizzate da una struttura poematica e
da un andamento tra il visionario e il colloquiale. Sia che il tema centrale dei suoi libri fosse quello della
ricerca di Dio (come in "Eretiche grida") che quello del compianto per la madre
morta (come in "Pavana per una madre defunta") o altro, sempre appariva in lui
un'ampiezza di respiro e di concezione compositiva ed una scioltezza di
scrittura, unite ad una notevole ricchezza di immagini, che costituivano la sua
inconfondibile cifra.
Tali osservazioni possono ripetersi anche a proposito del
suo ultimo libro Straordinario accaduto, in cui lo Scarselli racconta
l'avventura occorsa ad un "ordinario collezionista di orologi", il quale,
destatosi nella notte, s'accorge che è accaduto qualcosa d' insolito, come se
il tempo ad un tratto si fosse fermato. Uscito all'aperto, scorge infatti nel
cielo un "enorme orologio tetragono | ai terribili venti delle altezze", "l'unico
fra tutti gli orologi | che popolano la materia del mondo, | colui che aveva vinto
il Chaos | e domato la bestia del tempo | ed ora s'alzava
potentissimo | per domare la volta celeste".
Come, salendo faticosamente le scale di un'altissima torre,
il protagonista di questa storia (che poi è lo stesso poeta) riesca a
raggiungere quel: l'oggetto splendente che alla fine assume le "sembianze
ambigue | d'un globo perfettamente circoscritto" ed a penetrarne l'essenza, è
raccontato dallo Scarselli in lasse poematiche dall'andamento sempre più
mosso, sino a giungere ad, una visione di stampo dantesco, che lo porta a
comprendere lo stesso segreto del mondo: "Tutto l'universo era lì, | completo e
assolutamento concluso | nell'acquatica prigione di se stesso; | ora mi pareva
possibile | abbracciare in un unico sguardo | la grandiosa ma semplice
costruzione, | dalla prima gerarchia planetaria | fino all'ultimo e più debole
rapporto | di causa ed effetto fra i corpi..."
Dopo questa, entusiasmante esperienza e dopo essersi
congiunto con quella macchina mostruosa; che assume anche le connotazioni di un
animale vivente, il poeta ritorna sul mondo, dove ritrova le consuete apparenze: "Al loro solito posto
| ritti come
guerrieri gli orologi | ancora macinavano il tempo | per contrastare con i denti
della ragione | il tumultuoso avanzare del Chaos".
Egli aveva soltanto sognato; ma nel suo sogno era riuscito ad
intravvedere qualcosa che ordinariamente ci sfugge; aveva compreso una piccola
parte (ora da desti sbiadita) dell'immenso mistero che ci racchiude. Si era
conclusa così in maniera non banale la sua avventura.
Mosso da una profonda ansia metafisica, questo poemetto di Scarselli rivela
ancora una volta le non comuni capacità
di elaborazione fantastica del suo autore
e la personalissima qualità del suo canto.
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Recensione |
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