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Veniero Scarselli fu tra i primi nel secondo Novecento a riscoprire la dimensione poematica nei suoi libri di versi, puntando su una ricerca di tipo metafisico, con ampie aperture sul presente e con assidue meditazioni religiose sul destino dell'uomo.

Il suo estro non è quindi lirico, ma epico-narrativo, come bene osserva Sandro Gros-Pietro nella prefazione al recente libro dello Scarselli, Trionfo delle anime artificiali, ispirato alle teorie di Fred Hoyle e di altri eminenti matematici, che è tra le sue cose di maggior impegno.

In questo libro infatti la parola tende a farsi alta, dal momento che il poeta muove lo sguardo sulle origini del Cosmo e si sofferma sul contrasto tra il Bene e il Male, nonché sulla legge dell'entropia, secondo la quale l'Universo corre irrimediabilmente verso la sua fine: legge che genera in lui una visione pessimistica della vita dell'uomo nel mondo, come di ogni altra vita.: anche le più grandi montagne | a poco a poco si sgretolano e crollano | in grandi distese di sassi | e di desert"; e ancora: Cerchiamo d'accettare questa sorte | fraternamente convivendo a denti stretti | col Male che ci imbeve anima e carne (...) approfittiamo il più possibile | degli ultimi raggi del sole, tentando | di diventare buoni e pacifici, | un poco amandoci e un poco purtroppo | pure odiandoci (13-14).

La speranza per lo Scarselli si proietta in tal modo nel futuro: se non ci è possibile modificare il destino di morte che ci attende, tentiamo almeno di migliorarci, puntando sulla legge dell'Amore, conquistata magari attraverso una scienza estremamente progredita che ci aiuti e sorregga. Si potrà così, dice Scarselli, pervenire ad una pacifica convivenza e rendere più umana la vita quaggiù, e giunge persino a prevedere future resurrezioni dei morti, tornati ad abitare la terra nel corpo dei vivi, unendosi felicemente con loro: La conquista pi ùgrande | sarà fatta allorché si potranno | coi metodi altamente raffinati | d’una nuova ingegneria metafisica | trapiantare le anime dei morti, |  nostri cari,nei corpi dei vivi | vincendo il rigetto delle anime | come oggi il rigetto delle cellule (20).

Ma ciò che maggiormente interessa a Veniero Scarselli è comunque il raggiungimento del "Cosmico Amore", per mezzo del quale tutti saremo redenti. A tal fine egli prevede varie vie da tentare, sorretti da una scienza estremamente sofisticata (non bisogna dimenticare che questo poeta è laureato in biologia e ha dedicato buona parte della sua vita alla ricerca scientifica), la quale potrà conseguire risultati sorprendenti, che così vengono da lui preannunciati: fabbricheremo delle protesi robotiche | esclusivamente digitali | sostitutive della nostra mente | ma infinitamente più potenti, | nei cui cervelli inseriremo i programmi | con le parti migliori dell'anima | a noi così cara e che useremo | per portare in nostra vece il Bene | ovunque nel cosmo (26), pervenendo infine alla costruzione di "Anime Artificiali", destinate da Dio ad  annunciare | e seminare ancora l'Amore | nelle prossime future Creazioni (42); il che costituirà l'unica speranza di sopravvivenza dell'uomo nei mondi che nasceranno.

Giunti a questo punto, ci si avvede che Scarselli ha voluto offrirci un apologo, partendo dall'umana infelicità e prospettando un suo possibile superamento o almeno una sua attenuazione, attraverso le vie della scienza.

Egli si è avvalso tuttavia nel suo viaggio nel futuro di un andamento marcatamente ironico, con cui contempla la vita sul pianeta Terra e fustiga le colpe dei propri simili. Il suo è pertanto un intento essenzialmente morale e come tale va accolto, consistendo esso in un invito a creare nel mondo una migliore convivenza e una vita degna di essere vissuta.

Che egli abbia ai nostri giorni perseguito tale intento servendosi dello strumento del verso e della costruzione poematica è un indice di quanto varie e imprevedibili, nonché fruttuose siano le strade praticabili dalla poesia.

Recensione
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