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Veniero Scarselli fu tra i primi nel secondo Novecento a riscoprire la dimensione poematica nei suoi libri di versi, puntando su una ricerca di tipo metafisico, con ampie aperture sul presente e con assidue meditazioni religiose sul destino dell'uomo. Il suo estro non è quindi lirico, ma epico-narrativo, come bene osserva Sandro Gros-Pietro nella prefazione al recente libro dello Scarselli, Trionfo delle anime artificiali, ispirato alle teorie di Fred Hoyle e di altri eminenti matematici, che è tra le sue cose di maggior impegno.
La speranza per lo Scarselli si proietta in tal modo nel futuro: se non ci è possibile modificare il destino di morte che ci attende, tentiamo almeno di migliorarci, puntando sulla legge dell'Amore, conquistata magari attraverso una scienza estremamente progredita che ci aiuti e sorregga. Si potrà così, dice Scarselli, pervenire ad una pacifica convivenza e rendere più umana la vita quaggiù, e giunge persino a prevedere future resurrezioni dei morti, tornati ad abitare la terra nel corpo dei vivi, unendosi felicemente con loro: La conquista pi ùgrande | sarà fatta allorché si potranno | coi metodi altamente raffinati | d’una nuova ingegneria metafisica | trapiantare le anime dei morti, | nostri cari,nei corpi dei vivi | vincendo il rigetto delle anime | come oggi il rigetto delle cellule (20). Ma ciò che maggiormente interessa a Veniero Scarselli è comunque il raggiungimento del "Cosmico Amore", per mezzo del quale tutti saremo redenti. A tal fine egli prevede varie vie da tentare, sorretti da una scienza estremamente sofisticata (non bisogna dimenticare che questo poeta è laureato in biologia e ha dedicato buona parte della sua vita alla ricerca scientifica), la quale potrà conseguire risultati sorprendenti, che così vengono da lui preannunciati: fabbricheremo delle protesi robotiche | esclusivamente digitali | sostitutive della nostra mente | ma infinitamente più potenti, | nei cui cervelli inseriremo i programmi | con le parti migliori dell'anima | a noi così cara e che useremo | per portare in nostra vece il Bene | ovunque nel cosmo (26), pervenendo infine alla costruzione di "Anime Artificiali", destinate da Dio ad annunciare | e seminare ancora l'Amore | nelle prossime future Creazioni (42); il che costituirà l'unica speranza di sopravvivenza dell'uomo nei mondi che nasceranno. Giunti a questo punto, ci si avvede che Scarselli ha voluto offrirci un apologo, partendo dall'umana infelicità e prospettando un suo possibile superamento o almeno una sua attenuazione, attraverso le vie della scienza. Egli si è avvalso tuttavia nel suo viaggio nel futuro di un andamento marcatamente ironico, con cui contempla la vita sul pianeta Terra e fustiga le colpe dei propri simili. Il suo è pertanto un intento essenzialmente morale e come tale va accolto, consistendo esso in un invito a creare nel mondo una migliore convivenza e una vita degna di essere vissuta. Che egli abbia ai nostri giorni perseguito tale intento servendosi dello strumento del verso e della costruzione poematica è un indice di quanto varie e imprevedibili, nonché fruttuose siano le strade praticabili dalla poesia. |
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