| |
L'amore per il testo come ragione di vita
«Come possiamo trasmettere nella lettura vocale il traguardo
raggiunto nei modo di sentire un testo?» si chiede Emerico Giachery nel saggio
che dà nome al volume, e risponde: «Anzitutto, il testo bisogna amarlo, dato
che l'amore è contagioso; chi commenta un testo di poesia affermava Leo Spitzer,
in quel momento deve amare il "suo" testo più di ogni cosa al mondo (nessuno
dovrebbe obbligarci ad occuparci di testi che non amiamo, e d'altra parte a
chi non ama profondamente la poesia, diceva Paul Valery, dovrebbe essere
proibito di occuparsene, anche se occupa una cattedra universitaria)». Qui è in
gioco non tanto la recita di versi fatta da un attore ossia la teatralizzazione
di un testo o dal poeta stesso in una pubblica lettura, ma l'atto fmale di un
approfondimento critico rivolto al testo al fine della sua trasmissione ed
interpretazione.
È all'esercizio dell'interpretazione ad alto livello e
all'amore per i testi ed alla loro trasmissione che ha dedicato l'intera vita
Emerico Giachery ed è a tale direzione, anche memoriale, cui si volgono i
contributi del volume. Utilissima l'intervista rilasciata dall'Autore a Fulvio
Castellani che ripercorre temi e momenti della passione, dell'amore, e
"dell'amicizia per i testi" e gli autori. Alla domanda «Cosa suggerirebbe per
"vivere poeticamente" le stagioni della nostra presenza, più o meno attiva,
sulla Terra?» Giachery risponde. «Ho appena scritto un libro per cercare di
spiegarlo a me stesso (Abitare poeticamente la terra, Lugano 2007, ndr),
vorrei che il libro restasse nulla più che la testimonianza di una ricerca
[...] Ognuno trova una sua via».
| |
 |
Recensione |
|