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In questo saggio di cultura napoletana, Monica Florio opera una puntuale
ricostruzione storica del guappo, elaborando fonti letterarie, teatrali e
cinematografiche. Le origini di questa leggendaria e controversa figura,
appartenente ad una Napoli che scompare, risalgono alla fine del 1400. Il guappo
è considerato un discendente dei “compagnoni”, i famigerati banditi che
terrorizzavano quei passanti che credevano di vivere senza paura le notti
partenopee, e dei “guapos”, sfruttatori del lavoro della povera gente,
sottoposta allo “sbruffo”, una sorta di antica tangente.
Viene riportata,
inoltre, una grottesca descrizione del guappo, ad opera del De Boucard che,
ironizzando sulla sua gestualità esasperata, (....con la sua giacca corta e
aderente, portata sbottonata, i pantaloni larghi... la coppola di panno col
gallone d'oro) sostiene che al giorno d'oggi apparirebbe più ridicolo che
temibile. Tra aneddoti, leggende e racconti, in cui la realtà viene contaminata
dalla fantasia, il guappo viene raffigurato sia come «un difensore del
popolino» sia «come un essere meschino, un vero e proprio guappo di cartone». L'autrice
riesce ad allontanare dall'orizzonte narrativo le minacciose nubi della retorica
di genere e dell'oleografia.
(s.t.)
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Recensione |
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