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La
raccolta di Tullia Bartolini ha come titolo Limen. La sensazione, dopo
aver sfogliato le cinquantasette poesie, è che si tratta di un limen sincronico.
Di un pendolo che oscilla lento in uno spazio ovattato, in un tempo sospeso.
Sfera temporale nella quale la Bartolini ha il gran dono di fermare, rendere
immobili le emozioni che stanno per salire sino al cervello. Le frena, le prende
per mano e le accompagna nel loro cammino con una dolcezza e una sensibilità che
balza viva da queste pagine. L’aggettivo "sospeso" ritorna più volte nelle
poesie, quasi a rimarcare quanto appena detto. Sensazioni che vengono svelate da
lontano, ancora nel momento dell’attesa e in quello dell’elaborazione. Perché,
come scrive la stessa autrice nella poesia che apre la raccolta: "perfino il
dolore, | si pensa". È un pensare, che vuol dire acquisire sensazioni in un modo
o nell’altro, secondo la nostra sensibilità, le nostre esperienze. Non è il
nostro cervello a riflettere sulla maniera di accusare il colpo, è il nostro
corpo che reagisce. "Je sentis avant de pensér" - scriveva Jean Jacque Rousseau.
Il sentire della Bartolini è frastagliato, fine e dolce. Una poesia che non
cade mai a picco, ma accompagna i signori lettori-passeggeri in un atterraggio
morbido.
Venisti da un inverno
vivo di sole atteso.
È l’inizio di un’altra poesia. Viene da lí la scrittura di Tullia Bartolini.
Dalla pazienza di attendere un inverno, e insieme all’inverno attendere il sole.
Essendo forte e debole per vivere anche il buio, la pioggia, la nebbia e il
freddo. Perché vanno vissuti a pieno anche loro, altrimenti il sole non servirà
a riscaldarci, ma solo a illuminare la terra come una luce artificiale.
Una raccolta da gustare rilassati, sereni, con un animo predisposto a leggere
tra i tempi, anche tra il passato, dove prende il la la rincorsa di
quest’autrice raffinata e sensibile.
[P.C.]
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Recensione |
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