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Così scrive il linguista
Giancarlo Oli, coautore del famoso vocabolario Devoto-Oli, dell'ultima opera di Veniero Scarselli
Piangono ancora come bambini (Campanotto Editrice) su Alla Bottega, n. 3,
1994: "Di libri così non se ne leggevano da molti anni. E non è solo la mia
opinione; da una piccola inchiesta privata risulta che tutti coloro che l'hanno
letto l'hanno fatto d'un fiato, sconvolti, senza potere arrestarsi. Questo avviene, a dire il vero, per tutti
i libri di Veniero Scarselli, tutti in forma di poema o romanzo in versi, e
tutti irresistibilmente avvincenti (caso eccezionale per la poesia), poiché
Scarselli è poeta epico, respinge il genere lirico-intimista della "silloge",
come anche l'eredità ermetica, il suo dettato è trasparente e va dritto allo
scopo affrontando i temi esistenziali più inquietanti e disegnando grandi
affreschi narrativamente strutturati.
In questo libro sconvolgente, che lo riconferma in
primissimo piano nel panorama della poesia contemporanea internazionale, egli
ci trasmette in presa diretta quasi in un diario, l'esperienza di un figlio
durante la veglia solitaria alla madre nella camera ardente di un ospedale.
E' un'esplorazione pietosa e allo stesso tempo terrifica di un
mondo sconosciuto al limite dell'ultraterreno e del mostruoso, in un crescendo
drammatico e parossistico che si placa solo con l'alba e in cui si consuma la
dolcissima pietà del figlio ma anche l'incubo cui è soggetto ogni essere umano
davanti all'orrore della solitudine e della morte"
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Recensione |
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