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Gabriella Frenna, scrittrice palermitana di elevata caratura, dedica uno studio intenso ed appassionato, ma allo stesso tempo circostanziato e puntuale all’attività poetica di Brandisio Andolfi, noto per la poliedricità dei suoi interessi culturali, che spaziano dalla poesia alla narrativa, dalla saggistica alla critica letteraria, senza, però, che venga trascurato l’elemento storico.

Nell’opera L’anima lirica e storica di Brandisio Andolfi (Centro diffusione Arte, Palermo, 2007), che si articola in due parti, Gabriella Frenna, dopo osservazioni sull’aspetto della lirica dello scrittore casertano, che si esplica nell’espressione di sentimenti, emozioni, passioni, nonché della “malia della natura” e che ha come fine, attraverso la rappresentazione del quotidiano, la crescita culturale dell’individuo, e sull’estetica prettamente soggettivistica, che si esplicita, invece, nel “cogliere l’essenza del reale e in uno studio sincronico di uno stato ed uno diacronico di un divenire”, ripercorre le varie tappe del percorso poetico dell’autore.

Nella prima parte, che riguarda l’interesse di Andolfi per la poesia, la critica, la storia, prescindendo dalle opere precedenti al 1991, esaminate da Antonio Crecchia nella monografia La dimensione estetica di Brandisio Andolfi tra poesia e critica, Gabriella Frenna, mettendo a frutto le sue doti di provetta ed accurata esegeta, attraverso un’analisi puntuale e profonda, cui si associa un’interpretazione personale sempre coerente sul piano logico ed estetico, in un linguaggio lineare e fluido, passa in rassegna le vane sillogi, da La voce dei giorni del 1992 (riflessioni sul senso della vita, sulla solitudine esistenziale, sulla condizione dell’uomo frastornato dal caos cittadino ed anelante alla tranquillità che può trovare solo al cospetto della natura e del paesaggio) ai Dettami dell’anima del 2005 (riflessioni su suoi stati d’animo ed osservazioni su avvenimenti internazionali e su problemi di ordine sociale, etico, umanitario, per cui la raccolta è validissima sia sul piano intimistico, personale, come testimonianza degli “intimi moti del cor”, sia sul piano critico come documento della crisi dei valori del nostro tempo ).

Con lo stesso acume critico vengono esaminate le sillogi intermedie: Aprire le finestre del 1993, dove l’autore, pur evidenziando le gioie e i dolori che contrassegnano la nostra esistenza, tuttavia invita l’uomo a non rinchiudersi in se stesso, ma ad aprirsi all’esterno, nel segno dell’amicizia e della solidarietà, e ad elevarsi spiritualmente nel nome di Cristo, il cui sacrificio ha eretto l’umanità; Diario della sera del 1996, dove, sulla scia del Foscolo e del Leopardi, attraverso quell’ora del giorno che “scandisce velocemente il ritmo della vita”, ricorda l’atmosfera di pace che regnava in casa, al tepore del camino; Alberi curvi d’acqua del 1997, dove sono celebrate, anche perché sono in sintonia col suo animo, le voci della natura (mare, pioggia, fiume, che, però, per l’incuria degli uomini, si trasformano sovente in strumento di devastazione); Il mondo e la parola del 1998, dove l’autore ricerca “la verità nascosta nella parola”, indicando metaforicamente nel sole l’astro benefico che illumina il mondo ed evidenziando nel paesaggi incantevoli, nel cielo eterno delle stagioni, nelle campagne ubertose, nell’aria salubre gli aspetti positivi della vita; Dentro la tua presenza del 1999, d’ispirazione religiosa, dove s’avverte l’immanenza di Dio nelle cose del mondo e si richiamano alla mente, sul filo della memoria, i liti liturgici connessi alla Settimana Santa e alla Resurrezione di Cristo.

All’analisi delle raccolte poetiche seguono la presentazione di scritti critici su Gaetano Andrisani, Vincenzo Rossi, “scrittore completo, mente fertile, autore di opere ricche di pathos”, Rudy De Cadaval, Peter Russel, la citazione della monografia di A. Crecchia, già prima menzionata, dove sono messi in luce gli aspetti più qualificanti dell’attività poetica di B. Andolfi, l’esegesi di Leonardo Selvaggi su Brandisio Andolfi cantore dei nostri tempi, dove vengono passate in rassegna alcune sillogi del poeta casertano: Alberi curvi d’acqua, Sulla fuga del tempo, Come zampilla l’acqua, La voce dei giorni.

Nell’ambito sempre della prima parte, non manca un’analisi di scritti a sfondo storico : il saggio Muzio Attendolo Sforza - un condottiero alla corte di Giovanna II di Napoli del 2001, di cui è riportata la recensione di A. Crecchia, e I luoghi della memoria. Usi costumi mestieri tradizioni e ricordi di guerra a Sessa Aurunca negli anni 1930-1970 del 2005, di cui è riportata la recensione di Cecilia Del Mastro.

Nel primo G. Frenna traccia la vita del condottiero dall’inizio fino alla morte avvenuta, a 54 anni, per annegamento il 3 gennaio 1424, mentre attraversava il fiume Pescara. Muove dal ghenos, piuttosto umile, sottolineando non solo l’ethos, il carattere del personaggio, ma anche le praxeis, le azioni politiche e militari, di cui è stato protagonista indiscusso, rilevando con osservazioni lucide e penetranti come Muzio Attendolo Sforza, nonostante le sue origini contadine, sia assurto ai fastigi della gloria, assolvendo un ruolo fondamentale nel contesto della storia politico/militare dei primi decenni dell’Ottocento, sia come capitano di ventura al servizio, soprattutto, della regina di Napoli Giovanna II, sia come capostipite di quella dinastia degli Sforza, che ha avuto come fiore all’occhiello il figlio Francesco I, duca di Milano (1450), in seguito al matrimonio con la figlia naturale di Francesco Maria Visconti, Bianca Maria.

Nel secondo, invece, dove s’intrecciano memorie domestiche con eventi storici, la Frenna evidenzia il legame viscerale di B. Andolfi con Sessa Aurunca, il paese dove ha vissuto gli anni della giovinezza, di cui richiama alla mente e trasferisce nella sfera dell’arte usi, costumi, tradizioni, mestieri, ricordi di guerra.

Nella seconda parte, che riguarda l’attività critica di Andolfi, vengono riportate, oltre a delle riflessioni su Rocco Scotellaro in occasione del cinquantenario della sua morte, recensioni su scritti di autori contemporanei quali quelli della stessa Frenna: La serie dello zodiaco nell’elaborazione musiva, in cui è analizzata sagacemente l’opera del padre, illustre mosaicista; Il fascino della valle, un libro di racconti notevole “per le descrizioni di gioie interiori e incantevoli realtà paesaggistiche”; L’eremo italico, in cui si analizza il pensiero di Carmine Manzi; La rosa, notevole per i versi teneri e delicati alla sorella Rosanna morta giovanissima e molte altre opere.

Chiude il saggio, frutto di un lavoro bene articolato e coinvolgente sia sotto il profilo dell'ideazione che della critica, una serie di giudizi critici di eminenti studiosi che rilevano la valenza poetica dello scrittore.

Recensione
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